Il 13 settembre scorso, il Ministro degli Interni Sajid Javid, del Regno Unito, ha respinto la richiesta avanzata tramite una mozione firmata dalla laburista Rupa Huq e da una rappresentanza femminile di vari partiti, finalizzata ad imporre “zone cuscinetto” in prossimità delle cliniche in cui si pratica l’aborto, in Inghilterra e in Galles.
Per “zone cuscinetto” in questo caso si intende lo spazio in cui le manifestazioni dei pro-life vengono vietate perché avrebbero un impatto psicologico dannoso sulle donne che “scelgono” l’aborto.
Sajid Javid ha respinto la richiesta definendo una simile pretesa sproporzionata, in quanto le manifestazioni pro life si tengono regolarmente davanti a solo 36 cliniche su 363 e si , per di più, di forme di “protesta” che ha definito “passive”. Il Ministro ha inoltre evidenziato che la legislazione britannica già possiede una legge il “Public Order Act” del 1986 per «limitare le attività che causano danni agli altri», conferendo alla polizia il potere di fermare le proteste che sfuggono di mano.
Anche Amber Rudd, ex Ministro dell’Interno e suo predecessore, ha approvato la decisione di Javid in quanto, i risultati di un’indagine che ella stessa aveva avviato mesi prima, su richiesta di una casa di cura di Ealing, vicino, Londra, avevano confermato le ragioni di Javid.
Tramite l’indagine, i cui risultati erano stati verificati personalmente da Rudd, era emerso che a Ealing, dove, tra l’altro, già esistevano le zone cuscinetto vietate ai manifestanti pro-life, non si erano mai verificate violenze né alcuna turbativa dell’ordine pubblico.
Almeno per questa volta, dunque, anche la libertà di manifestazione del pensiero dei pro-life è stata salvaguardata.
Manuela Antonacci