La polizia in India sta indagando la morte di una donna, Ratna Punram, di 38 anni, avvenuta poco dopo un aborto (“safe and legal“...).
La donna era della Thailandia, ma lavorava e viveva con la sorella, Pobina, nei pressi di Raipur, in India con un visto turistico, e lavorava in un centro benessere nella zona.
Secondo la polizia, la donna è stata ricoverata in una clinica per aborto, incinta di due mesi. Quando ha cominciato ad accusare dolori addominali e vomito, l’hanno inviata in un ospedale, ma è morta prima di arrivarci.
La sorella, Pobina, ha cercato di nascondere la vicenda e di trasportare il cadavere della sorella all’aeroporto, ma è stata scoperta dalla polizia. Sono in corso gli accertamenti per capire la causa del decesso.
Negli ultimi anni è capitato spesso che delle donne siano morte per complicazioni susseguenti ad un aborto. E i casi che vengono scoperti sono solo una piccola parte di quelli che accadono. Inoltre, secondo i prolife, i decessi post aborto vengono sotto-riportati o vengono rubricati sotto altre voci (tipo “arresto cardiaco”...).
Viceversa, la mortalità materna ha indici molto più bassi nei Paesi dove l’aborto è vietato. Basti vedere i dati che si rilevano in Cile, o negli Stati Messicani, oppure l’esempio che giunge dalle Isole Britanniche: la mortalità materna in Inghilterra (dove l’aborto a richiesta è legale da 40 anni) è doppia che in Irlanda (dove ancora l’aborto è legale in casi molto rari).
Siamo sicuri che l’aborto legale sia necessario a garantire la salute delle donne?
Redazione
Fonte: LifeNews
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