Quando parliamo di “figlio disabile”, non dobbiamo pensare a qualcosa, ma a qualcuno. Ci sono persone, però, che sembrano rimaste ai tempi in cui i disabili non erano ritenuti “figli” ma “cose”, da poter gettare via, come facevano gli antichi romani dalla rupe Tarpea.
Accade, così, che, come racconta un articolo di National Right to Life, nel parlare di aborto dei figli disabili, la presentatrice dello show mattutino del CNN, New Day, resti sbalordita ed incredula di fronte all’esternata contrarietà del procuratore generale dell’Indiana, Curtis Hill, di fronte a questa tremenda possibilità.
L’intervista si trasforma, dunque, in un botta e risposta in cui alla medesima domanda, seppur formulata ogni volta diversamente, seguivano risposte ben articolate e ricche di validi argomenti.
Interrogato dunque sul perché mai una coppia non optare per l’aborto del proprio figlio, a causa della sua disabilità, Hill risponde: «Prendere una decisione basata esclusivamente sulla razza o sulla disabilità è certamente una pratica discriminatoria».
Eh sì, quando si parla di discriminazioni, occorre prendere in considerazione anche queste, seppur risultino più scomode da denunciare apertamente, contrastando con il politicamente corretto.
E, dunque, non c’è da meravigliarsi se la presentatrice dello show resti stupita al sentir parlare Hill di tutti quei disabili che sono la gioia delle famiglie che, invece di scegliere l’aborto, li hanno accolti e di come la loro vita possa essere utile a tanti.
Ne è un esempio la piccola Chloe Kondrich, una ragazza con la sindrome di Down, che, socialmente impegnata nella Fondazione a lei dedicata, si prende cura con suo papà degli altri bambini con sindrome di Down. Ne parla sempre National Right to Life
«I bambini diagnosticati prenatalemente con la sindrome di Down vengono abortiti, fino al 90% negli Stati Uniti, fino al 90% in Europa e fino al 100% in Islanda», spiega Kurt, il padre della bimba.
«Chloe’s Foundation lavorerà per ripristinare una cultura della vita per le persone con sindrome di Down», che «riempiono il mondo di amore incondizionato, gentilezza genuina, gioia pura […] di cui questa cultura perduta ha disperatamente bisogno».
Luca Scalise