Abbiamo già parlato della crudele politica del figlio unico realizzata in Cina da quasi 40 anni a questa parte: è costata centinaia di milioni di vite di bambini (soprattutto di bambine) uccisi dall’aborto forzato.
E’ consistita in centinaia di milioni di episodi di violenza inaudita e spietata sulle madri costrette all’aborto o alla sterilizzazione, sui loro mariti, parenti... a volte hanno pagato – per un figlio in più fuori legge, o per una donna sfuggita al controllo semestrale ginecologico – interi villaggi. I tassi di suicidi di donne, in Cina, sono più che doppi rispetto al resto del mondo.
Tutto questo è riportato con prove documentali sul dossier di Harry Wu “Strage di innocenti”, edito da Guerini. E sulla questione cinese ci tiene costantemente aggiornati Reggie Littlejohn, presidente di Women’s Rights Without Frontiers.
Da ultimo, in occasione della annunciata modifica della legge sul figlio unico che introdurrà la politica dei due figli e che dovrebbe (notare il condizionale) entrare in vigore a marzo, WRWF ci ricorda che la politica demografica del Partito Comunista Cinese, non solo costa fiumi di sangue, ma anche centinaia di miliardi di Renmimbi al popolo oppresso da una delle più spietate e disumane dittature della storia.
WRWF prende spunto dalla esecuzione della sentenza capitale su un uomo che ha ucciso quattro funzionari della pianificazione familiare in un bagno di sangue, due anni fa, a Shenguo nella provincia di Guangxi.
I funzionari avevano negato all’uomo la registrazione di un figlio “illegale”, impedendo l’accesso del bambino all’istruzione e a ogni altra forma di considerazione giuridica e sociale. Il signor Lui, infatti, non era in grado di pagare la multa di circa $ 40.269 – una somma astronomica per un uomo dei suoi mezzi.
Pochi sanno che da sempre, da quando è stata introdotta negli anni ’80, la politica del figlio unico consente deroghe per i ricchi.
Le persone davvero molto ricche, in grado di pagare multe esorbitanti (di solito corrispondenti ad anni di stipendio di una persona media) possono far registrare il figlio che riesca a nascere senza permesso (il che è molto difficile, a meno di avere ulteriore denaro per corrompere i funzionari addetti ai controlli periodici obbligatori su tutte le donne in età fertile). Le multe sono ovviamente commisurate al reddito dell’interessato: il regista Zhang Yimou pare abbia pagato milioni di dollari.
I poveracci, invece spesso si suicidano.
Comunque con una stima approssimativa si calcola che dal 1980 il Partito Comunista Cinese ha incassato 314 miliardi di dollari, di cui almeno 3 miliardi nel solo 2012. Inoltre, un rapporto del 2013 del National Audit Office della Cina ha confermato il sospetto che queste cifre esorbitanti vanno ad arricchire i funzionari della pianificazione familiare e non le attività “sociali” a favore della maternità e l’infanzia, come dovrebbe la “tassa” suddetta. I soldi sono usati nella migliore delle ipotesi per aggiornare le apparecchiature e gli uffici dei funzionari, ma di solito per viaggi all’estero. Nemmeno il governo centrale sa dove finisce tutto quel denaro.
Questo business miliardario è un incentivo in più perché in Cina, nonostante la preannunciata riforma, lo status quo rimanga sostanzialmente invariato.
La politica del figlio unico non va riformata, va abolita e basta.
Francesca Romana Poleggi
Fonte: Women’s Rights Without Frontiers e LifeNews