LiveActionNews ha pubblicato in un articolo alcune immagini piuttosto impressionanti che mostrano l’orrore dell’aborto.
La maggior parte di esse fanno chiaramente vedere che sono dei bambini, quelli nel grembo materno: quelli che con l’aborto vengono uccisi.
Ovviamente un linguaggio del genere non è ritenuto corretto: troppo crudo? Offensivo?
Non vogliamo offendere nessuno, ma vogliamo dire il vero. Certo fa molto impressione sentir dire che “con l’aborto si ammazza un bambino strappandolo dal grembo materno”. Suona molto meglio: “Con l’IVG il prodotto del concepimento viene estratto e l’utero della donna viene ripulito”.
Ma la prima frase è vera, la seconda anestetizza la coscienza. Le cose hanno un nome: se si usa il nome vero, si resta nella verità. Se si usano nomi falsi si dicono menzogne.
Quanto alle immagini, il ragionamento è analogo. Le rassegne fotografiche che raccolgono le immagini dolorose delle guerre, dell’Olocausto, ecc. non sono solo una testimonianza di un’epoca, ma anche esempi di cosa l’uomo deve e non deve fare, sono immagini educative, possono suscitare reazione e dibattito e cambiare in meglio la società.
Nessuno ha mai censurato le immagini dei mucchi di cadaveri trovati nei campi di concentramento. Perché queste che mostrano che i feti, gli embrioni, i “prodotti del concepimento”, sono bambini vanno censurate?
Se comunque qualcuno non si sentisse di proseguire perché non vuol vedere immagini “forti”, è questo il momento di cambiare pagina. Noi sappiamo per certo che il vedere queste immagini ha salvato dei bambini dall’aborto e delle madri dalla depressione post aborto. Vale la pena quindi farle girare in rete.
Forse il metodo più efficace per far capire la violenza dell’aborto e la dignità della vita umana sin dal concepimento è proprio la fotografia.
Adelaide Caines
Nel mese di settembre 2014, nel Regno Unito Emily Caines ha pubblicato questa foto di sua figlia Adelaide, nata prematura a 24 settimane. In un’intervista al The Mirror, la Caines ha detto che voleva dimostrare al mondo l’ipocrisia della legge inglese che permette l’aborto a richiesta fino a 24 settimane di gravidanza. Purtroppo la piccola Adelaide poco dopo la nascita è morta per delle complicazioni che i medici non sono stati in grado di risolvere.
Nathan Isaia
Abortito a 13 settimane e 4 giorni, Nathan Isaia, figlio di Allison e Daniel, era morto già da una settimana, quando i genitori si sono accorti che non c’era più battito cardiaco. “Il suo piccolo corpo era così perfetto, con dieci piccole dita alle mani e ai piedi”, ha detto la madre: “Un nasino, una bocca, due piccoli occhi e orecchie...” La famiglia, afflitta per la perdita di Nathan, ha pubblicato la foto per mostrare l’umanità di un “prodotto del concepimento” a 13 settimane (termine entro cui l’aborto si considera facile, sicuro, innocuo, ci sono pure quelli che lo definiscono quasi... “gradevole”...).
“La mano della speranza”
Soprannominata la “mano della speranza”, questa immagine incredibile della manina di Samuel Armas che afferra il dito di un chirurgo che lo sta operando per la spina bifida, è stata motivo di conversione di tanti abortisti, convinti che nel grembo materno ci fosse solo del “tessuto fetale”. (Photo credit: Michael Clancy).
Aborti forzati in Cina
Nel 2012, questa immagine straziante di una delle centinaia di milioni di vittime della pianificazione familiare in Cina ha fatto il giro del web. Purtroppo questa e tante altre come, o peggio, di questa non sono bastate a far condannare unanimemente e fermamente la brutale politica del regime Comunista. Ne abbiamo parlato in diverse occasioni. Con la Cina si fanno affari troppo convenienti: e rischiare di compromettere i rapporti commerciali con i cinesi per qualche centinaio di milioni di aborti forzati, non vale proprio la pena...
Walter Joshua Fretz
Nell’estate del 2013, Lexi Fretz era incinta di 19 settimane. Purtroppo, improvvisamente, si ruppe il sacco del liquido amniotico e cominciò il travaglio. Il bambino morì pochi minuti dopo la nascita. “L’ho tenuto, l’ho coccolato, mentre il suo cuore batteva, l’ho tenuto vicino al mio cuore”, ricorda Lexi. “Ho contato le sue piccole dita, ho baciato la sua testolina. Sarà sempre nel mio cuore...”.
(Photo credit: F2 Photography by Lexi)
Questo è l’aborto. Odia ciò che vedi, non chi te lo fa vedere.
Redazione