In Spagna una sentenza sui diritti del nascituro riapre le speranze per la cancellazione della legge sull’aborto del 2010.
Pare infatti che il nascituro sarà considerato come un membro della famiglia, e sarà quindi tenuto in considerazione per l’acquisizione dei benefit sociali e/o per l’accesso alle graduatorie pubbliche. Lo ha stabilito una decisione del Tribunale Costituzionale spagnolo, sulla base del dovere dello Stato di proteggere la famiglia e si rifà al dettato costituzionale spagnolo e ad una legge valenziana sulla protezione della maternità approvata su iniziativa del Partito Popolare e di associazioni pro-life come Foro Español de la Familia e Red Madre.
La sentenza prende inoltre ad esempio un precedente pronunciamento dei giudici spagnoli, risalente al 1985, che definiva la vita del nascituro come un bene giuridico da proteggere.
Secondo la decisione, quindi, nelle graduatorie e nelle richieste per l’accesso ai servizi destinati dallo Stato alle famiglie, il bebè che è ancora in stato di gestazione deve essere considerato come membro della famiglia. Insomma, come se fosse già nato.
Sono in molti ora, dunque, in Spagna, a sperare che questa sentenza rilevante apra una breccia per l’abrogazione della legge sull’aborto del 2010. Sin dall’approvazione della legge – introdotta cinque anni fa dall’allora governo Zapatero e che permette alle donne di almeno 16 anni di abortire entro le prime 22 settimane (ossia circa 5 mesi e mezzo) di gravidanza – infatti, sono moltissimi i ricorsi che sono stati presentati, aventi come motivazione proprio il vizio di incostituzionalità della norma.
Anastasia Filippi