11/04/2017

Aborto libero e guerra contro le donne

Sappiamo bene che l’aborto è un male innanzitutto perché pone fine alla vita di un essere umano unico e irripetibile. La perdita è incommensurabile, perché ogni  persona ha un valore sommo.

I sostenitori dell’aborto pretendono di parlare in nome delle donne, ma non hanno alcun rispetto per le donne. Anzi, usano le donne come strumenti per promuovere la loro agenda ideologica e  per fare soldi (c’è un business notevole intorno all’aborto: qui in Italia paghiamo circa 1500 euro per ogni aborto – anche quello della donna più ricca del mondo. In tutto il resto del mondo il costo del “servizio” è più basso).

Alla donna che si ritrova con una gravidanza inaspettata e ha problemi economici e sociali si offre la soluzione più semplice, l’eliminazione del bambino, e la donna resta con gli stessi problemi economici e sociali di prima. In più con il rischio della sindrome post abortiva e con gli effetti collaterali fisici dell’aborto.

«L‘industria dell’aborto ha da tempo intrapreso una vera e propria guerra contro le donne», scrive Carol Tobias su National Right to Life News. In America essi si oppongono perfino al diritto delle donne di conoscere le leggi che consentono loro di guardare – se vogliono – l’ecografia del bambino, prima dell’intervento; in alcuni Stati federati si permette anche a infermiere e  ostetriche di eseguire l’aborto, nel primo trimestre.

L’industria dell’aborto si batte per il diritto di inviare farmaci che uccidono i bambini non ancora nati per posta o perché l’aborto con RU486 possa essere seguito via internet, o, comunque, per liberalizzare la vendita delle pillole assassine che presentano notevoli e gravi effetti collaterali alle donne che le assumono.

Del resto le donne non sono mai avvisate delle conseguenze fisiche e psichiche che possono realizzarsi dopo un aborto. Anzi, continuano a negargliele.

La cultura della morte insegna che una donna può avere successo nella vita, nel lavoro, solo se uccide suo figlio.

Ma, conclude Carol Tobias, «non hanno ancora capito che è il movimento pro aborto sta morendo. Sempre più donne stanno divenendo consapevoli della verità sul bambino non ancora nato e vogliono sentir parlare delle possibilità che hanno di scegliere la vita» .

«L’industria dell’aborto pensa di essere vincente, così come hanno pensato i costruttori del Titanic».

Redazione

Nella foto c’è scritto:“Amali entrambi. L’aborto: ne uccide uno e fa del male all’altra”.


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