La battaglia sull’aborto in Cile sembra essere arrivata alle sue battute finali.
Leggiamo su El Demócrata che il progetto di legge che depenalizza l’aborto nei tre casi di malformazione del bambino, stupro e pericolo per la vita della mamma – già approvato l’anno scorso dalla Camera -, attualmente è in discussione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato e potrebbe approdare in aula già domani oppure il 16 gennaio.
Di fronte ad un pericolo così grande, la società civile cilena si è mobilitata senza risparmiarsi.
Il 5 gennaio i medici sono tornati a manifestare davanti al Palazzo della Moneda a difesa del diritto alla vita e dell’obiezione di coscienza. Avevamo già parlato della preoccupazione del personale sanitario, che ora ha diffuso un Manifesto in cui spiega le ragioni della sua netta opposizione al progetto di legge.
Il testo è stato pubblicato il 7 gennaio anche su El Mercurio, il principale quotidiano del Paese. A sottoscriverlo sono 1.750 medici e studenti di medicina, 2.713 tra infermieri e personale sanitario vario, 1.054 avvocati e 47.308 cittadini.
Se la legge venisse approvata, verrebbe leso gravemente il diritto all’obiezione di coscienza. Infatti, sebbene questo sia formalmente garantito per i medici, in realtà risulta fortemente limitato.
Ad esempio, nel caso in cui non si trovasse un medico disponibile ad assassinare i bambini e qualora la madre stesse rischiando la vita, il dottore in servizio, anche se obiettore, dovrebbe comunque praticare l’aborto. In barba al Giuramento di Ippocrate. No solo. Le ripercussioni si sentiranno anche in campo universitario: studenti e docenti dovranno rispettivamente apprendere e insegnare come massacrare vite innocenti. Chi si opporrà verrà inevitabilmente messo da parte, retrocesso nelle graduatorie o indirizzato a specializzazioni diverse dalla ginecologia, a prescindere dai gusti personali. Inoltre, per ovvi motivi, se così staranno le cose, le cliniche, pubbliche o private, difficilmente assumeranno e pagheranno medici anti-abortisti. Insomma, una vera e propria discriminazione.
Ma non finisce qui. Se per i medici è soltanto apparente, l’obiezione di coscienza nell’attuale progetto non è ammessa per tutto il reso del personale sanitario, che quindi si troverebbe costretto ad uccidere, anche contro le proprie personali convinzioni.
Tutto ciò è in palese contrasto con la Costituzione del Cile, che non solo protegge il diritto alla vita, ma garantisce anche il rispetto della libertà di coscienza, di educazione e di insegnamento e vieta ogni discriminazione arbitraria.
La guerra contro l’aborto è dunque di capitale importanza per tutelare lo Stato di diritto e la libertà. Noi non possiamo che dare tutto il nostro sostegno a quei cileni che si stanno battendo per salvare migliaia e migliaia di bambini innocenti.
Federico Catani
*La foto in alto, ripresa da El Demócrata, è uno scatto della manifestazione dei medici davanti al palazzo presidenziale: 500 camici bianchi sono stati disposti a formare un ovale con al centro una maglietta rossa che rappresenta un bambino, la cui vita andrebbe protetta e tutelata sempre, in ogni caso, senza se e senza ma. I medici, proprio per la professione che svolgono, non possono uccidere nessuno. Il loro compito è curare ed accompagnare.