Forse un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo [CEDU] potrebbe sollevare di nuovo il caso dello sterminio di bambine in atto nel Regno Unito a causa dell’aborto sesso selettivo.
Avete letto bene: parliamo del Regno Unito, non della Cina o dell’India, dove il “femminicidio” è prassi inveterata e ben tollerata dalle femministe nostrane...
E non è solo il Regno Unito, tra i “moderni Paesi civili” ad avere questo problema.
Ne abbiamo parlato. Come i nostri Lettori ricordano, quattro anni fa, il Daily Telegraph aveva filmato due medici abortisti, Prabha Sivaraman e Palaniappan Rajmohan che erano disposti a praticare l’aborto in base al sesso.
Il Crown Prosecution Service (CPS) aveva lasciato cadere la cosa: perché “non era nel pubblico interesse” agire .
In seguito, il CPS ha dichiarato che formalmente la legge non vieta in modo palese l’aborto delle femmine. E la cosa sembrava morta lì.
L’avvocato Paul Diamond, invece, ha deciso di ricorrere alla CEDU, invocando il divieto di discriminazione in base al sesso contenuto nell’articolo 2 della Convenzione per i diritti umani affinché si applichi anche alla fase prenatale, in gravidanza.
Decidere di far nascere un bambino solo se è maschio, è un caso di “discriminazione di genere” o no?
Nel 2002, il Consiglio d’Europa aveva asserito che gli Stati dovrebbero “vietare la selezione prenatale del sesso“, mentre nel 2011, la risoluzione 1829 ha invitato tutti i paesi membri a introdurre una legislazione che vieta le pratiche discriminatorie.
Se la coerenza fosse di questo mondo, non bisognerebbe neanche stare a discutere di una cosa del genere. Invece la “cultura della morte”, come il male che la sottende, è profondamente incoerente. Tanto che prima o poi finirà col divorare se stessa.
Redazione
Fonte: Nationalrighttolifenews.org
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