L’aborto e la vita sono strettamente collegati.
Con l’aborto si uccide fisicamente la vita di una persona, ma si mina anche la vita di una mamma, di un papà e di tante altre persone.
Di contro, talvolta il pensiero di praticare un aborto si tramuta in una scelta in favore della vita, oppure proprio nell’esperienza di sofferenza successiva a questo evento drammatico (e definitivo) si prende consapevolezza del valore della vita.
E di aborto e di vita si parla, con le parole di testimoni dirette, nel libro della Mimep-Docete dal titolo Questo è il figlio mio, che io amo, a cura di Adorto – Movimento nazionale per la famiglia e la vita.
Leggiamo nella prefazione: «Questo piccolo libro vuole approfondire le scelte di diverse donne, nei momenti più critici della loro vita, poste di fronte a una gravidanza non cercata o a rischio. Attraverso le parole di chi ha messo a nudo le proprie scelte, i propri sentimenti, i propri sbagli e le proprie gioie, entreremo in punta di piedi nel delicato mondo del loro cuore...».
Il libro si compone di sei parti: si va dalle lettere scritte dalle figlie alle loro mamme, a testimonianze di donne che hanno abortito e ricordano con dolore quel loro figlio mai nato e le facce e le parole di quei “mostri dei medici” che hanno loro praticato l’aborto, a storie di conversione legate all’aborto e al racconto di un’esperienza di maternità trigemellare.
Un libro da leggere con calma, che in ogni frase trasmette emozioni forti. E soprattutto un libro che trasmette in maniera chiara e forte un messaggio di vita: l’aborto non è mai una buona soluzione. Mai.
Una donna scrive: «Rivolgo a te queste parole [...]. A te, piccola donna, che forse ti trovi nella mia stessa condizione di allora, a te che forse sei ancora in tempo... [...]. Non farlo, non farlo mai, in nessun caso. Pensa sempre alla tua creatura come ad un miracolo, in qualunque modo sia giunto fino a te. Anche se tutto il resto fosse buio e triste, lui sarà la tua stella, lui ti salverà da te stessa. Ama immensamente il tuo angelo, sacrifica tutto per lui o per lui. Non te ne pentirai neppure per un istante. E, soprattutto, non credere a coloro che ti diranno che quello non è ancora un bambino, che si tratta semplicemente di “cellule” in trasformazione...».
Teresa Moro
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contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini