Aborto vietato in ogni caso, senza se e senza ma. E pene da uno a tre anni di carcere, oltre alla perdita della licenza, per i medici che lo praticano.
No, non stiamo parlando di una notizia di decenni e decenni fa e nemmeno di un Paese del Terzo Mondo.
A votare per queste misure (previste nella legge 1552), infatti, nei giorni scorsi è stato il Senato dell’Oklahoma, una delle cinquanta “stelle” degli Stati Uniti d’America.
Come apprendiamo da LifeSiteNews, l’Oklahoma diventa così il primo Stato della Confederazione americana a voler proibire l’aborto e a considerarlo un grave delitto dopo la sentenza Roe vs Wade del 1973, con la quale la Corte Suprema legalizzò l’omicidio dei bambini innocenti.
Negli USA il movimento pro-life combatte tenacemente e, nonostante le sconfitte, riesce ad ottenere, tappa dopo tappa, anche importanti vittorie, purtroppo quasi impensabili in Europa (vedi ad esempio qui, qui e qui).
La bella notizia però – secondo quanto riporta Actuall – è stata rovinata dalla presidente dello Stato americano, Mary Fallin, che ha posto il veto alla legge, approvata a maggioranza. A suo parere, come ha dichiarato in un comunicato, la normativa era troppo vaga, troppo ambigua e rischiava di penalizzare i medici che avessero praticato l’aborto per salvare la vita, in pericolo, della madre. Da notare che la signora Fallin è vicina al mondo pro-life e dal 2011 ha approvato una serie di misure volte a proteggere la vita. Evidentemente, però, ha più timore del “sistema” che dell’omicidio di bambini innocenti...
Il senatore repubblicano Nathan Dahm, padre della legge e che per questo si è attirato gli strali di Planned Parenthood e della candidata democratica alla presidenza statunitense Hillary Clinton, ha annunciato che non si arrenderà e che continuerà la sua battaglia per il divieto totale di aborto lottando per il superamento del veto.
Almeno negli USA qualcosa si muove. In Italia perché in politica (e non solo) nessuno mette all’ordine del giorno l’abrogazione della legge 194?
Redazione
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