Tutti ricorderanno le recenti e allarmanti parole di papa Francesco contro l’inverno demografico. Parole tanto più forti ed emblematiche se paragonate a quelle, di segno opposto, che si ostinano a pronunciare i catastrofisti per vocazione, anche chi – assurdamente – paragona la nascita di un figlio ad un “problema” per il clima e l’ambiente. Ambienti catastrofisti e spesso pro-aborto che vivono da decenni nel panico della sovrappopolazione e della mancanza futura (e ipotetica) di cibo, aria ed acqua per il genere umano.
Tutte cose però che, se è bene prendere in conto per una politica seria ed equilibrata, neppure dovrebbero diventare un totem o insinuare ideologie disumane come quella cinese del figlio unico (obbligatorio), fortunatamente ora non più in vigore. Un cosa, però, è denunciare, giustamente, le politiche di austerità che promuovono di fatto la denatalità, altra cosa è l’adozione di misure concrete per incoraggiare le famiglie.
La regione Abruzzo, in controtendenza rispetto a tante regioni italiane, ha appena presentato una serie di misure specifiche per contrastare la decadenza demografica e rilanciare la speranza. Interventi che prenderanno la forma di “un assegno di natalità e incentivi per i nuovi residenti nei comuni montani”. Con l’obiettivo dichiarato, come si apprende dal sito della regione, di “favorire l’aumento delle nascite e incentivare trasferimenti di residenza, previsti dalla legge regionale n. 32/2021”.
Le misure sono state presentate lo scorso 1° marzo dal presidente della giunta regionale Marco Marsilio, assieme agli assessori Pietro Quaresimale, Nicoletta Verì e Guido Quintino Liris. A fronte di un esodo e di un calo demografico registrato nei 305 comuni abruzzesi, “maggiore di quasi il doppio rispetto al dato nazionale”, specie nei comuni montani e con meno di 3000 abitanti, la giunta ha deciso di intervenire con forza, per rilanciare la lotta alla desertificazione e all’invecchiamento delle comunità.
Così, un autentico “assegno di natalità” sarà corrisposto, annualmente, alle famiglie dei bambini nati in Abruzzo a partire dal 1° gennaio 2022 (o adottati o dati in affido), e durerà sino al compimento del terzo o del sesto anno di età, in base a una serie di requisiti, ben spiegati sul sito della regione.
L’assegno ammonterà a 2.500 euro per i nuclei composti da un solo genitore o nel caso in cui il bambino “sia riconosciuto disabile grave”. Sarà di 2.400 euro per la nascita del primo figlio della coppia e di 2.300 per i figli successivi al primo.
Un’altra norma concreta in favore del ripopolamento del territorio abruzzese stabilisce che riceveranno 2.500 euro annuali, per 3 anni, tutti quei “nuclei familiari che, entro novanta giorni dall’accoglimento della domanda, trasferiscono la propria residenza in uno dei 173 comuni montani e la mantengono per almeno cinque anni unitamente alla dimora abituale”.
Combattere l’inverno demografico, rilanciare la vita e la famiglia, contrastare l’urbanizzazione e la fuga dalle campagne e dei villaggi: ecco alcune delle misure che tutti gli italiani di buon senso dovrebbero appoggiare e sostenere con gioia. Speriamo, dunque, che l’Abruzzo rappresenti un esempio per molte altre realtà regionali, comunali e più in generale istituzionali, nel contrastare l’inverno demografico.