Nelle scuole elementari, medie e superiori di Pavia, a breve, entreranno attivisti Lgbtqia+ per parlare a bambini e ragazzi di temi sensibili come sessualità e identità di genere; lo faranno dando applicazione – come si è già avuto modo di denunciare su queste colonne – nell’ambito del progetto “Dentro l’Arcobaleno” (un nome un programma), facente parte del programma “Far bene per stare bene”. A seguito delle segnalazioni pervenute da genitori, Pro Vita & Famiglia ha già sollevato questo tema, sia nei confronti del sindaco della città lombarda, Michele Lissia, sia chiedendo l’invio di ispettori al Ministro dell’Istruzione Valditara, soprattutto per verificare il rispetto delle norme scolastiche, a partire dall’obbligo delle scuole di ricevere il consenso informato preventivo dei genitori e che quindi le famiglie siano state correttamente e pienamente informate su tutti i dettagli dei progetti. In attesa che qualcosa si muova, ecco tutti i dettagli dei progetti, che possiamo elencarvi avendo visionato tutte le schede illustrative degli stessi, che sono stati affidati agli attivisti politici dell’associazione LGBT “Coming Aut”.
L’alfabetizzazione Lgbt nelle scuole elementari
Iniziando con le scuole elementari, l’iniziativa prevede un incontro di due ore scolastiche, per un totale di 120 minuti, precisamente un laboratorio con slide e video avente come responsabile Niccolò Angelini – che nel 2015 è stato eletto Presidente di Arcigay Pavia “Coming-aut” – volto a «sensibilizzare gli alunni sui temi della parità di genere e dell’importanza della lotta alle discriminazioni fondate su orientamento sessuale e identità di genere»; a «riqualificare gli ambienti scolastici rendendo gli spazi accoglienti in cui nessuna persona si sente esclusa»; a «sviluppare le abilità personali e di relazione approfondendo il tema della valorizzazione delle diversità in un’ottica intersezionale». Per i bambini delle classi terze sono previste delle letture: un estratto del libro Il Giorno specialissimo di Marlon Bundo di Marlon Bundo e Jill Twiss (Mondadori) – che parla del matrimonio tra due coniglietti gay - e di Nei panni di Zaff di Manuela Salvi e Francesca Cavallaro (Fatatrac), dove un protagonista maschio, Zaff appunto, iniziata la sua «nuova vita da principessa»; per tutti gli alunni, comunque, il laboratorio prevede approfondimenti sulle «persone LGBTI+», l’impiego del disegno del pupazzo di neve Olaf, il noto personaggio dell’altrettanto noto cartone animato Disney Frozen, poiché è «uno schema riconoscibile dai ragazzi» attraverso il quale «si cominciano a spiegare concetti quali orientamento sessuale, identità di genere e sesso biologico», e dulcis in fundo, riportiamo testualmente, una «traccia indelebile: la bandiera arcobaleno». Insomma, una alfabetizzazione arcobaleno in piena regola.
Identità di genere, coming out e outing alle Medie
Per studenti delle medie, invece, “Dentro l’Arcobaleno” – pur sempre nell’ambito d’un incontro di 120 minuti, a cura sempre di Angelini e con slide e video -, prevede un salto qualitativo, mediante più intense «lezioni contro il bullismo e le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere»; più precisamente, sempre attraverso la collaborazione del disegno del pupazzo Olaf, si vuol, anzitutto, fare in modo di far familiarizzare i giovanissimi con i «concetti di coming out e outing»; poi «in un’ottica intersezionale si faranno ragionare gli alunni sulle doppie e multiple discriminazioni e gli stereotipi legati al genere e al ruolo di genere all’interno della nostra società». Riportiamo questi passaggi integrali perché esplicitano più di mille parole il substrato ideologico del laboratorio che, anche nel caso delle medie, prevede una seconda parte del laboratorio, centrata sul concetto di bullismo e con un approfondimento sull’omobullismo. «Partendo dall’analisi del fenomeno generale del bullismo - si legge nella scheda del progetto - la classe viene invitata a ragionare sulle ulteriori difficoltà che incontrano le persone omosessuali che subiscono bullismo». In questo modo, anche un tema sul quale è giusto spendersi – la prevenzione e il contrasto del bullismo -, viene presentato in una luce parziale, e anche per gli alunni delle medie è prevista una «traccia indelebile: la bandiera arcobaleno».
Stereotipi Lgbt alle scuole superiori
Per quanto riguarda invece gli studenti delle scuole superiori, il progetto arcobaleno in parola – con lo stesso responsabile e la stessa durata temporale - riprende la stessa traccia prevista per le scuole medie, con «dibattiti, giochi, elaborazione di buone prassi», nell’ambito dei quali trova però ampio spazio «l’identità di genere in un’ottica intersezionale» così come il «linguaggio inclusivo» e l’immancabile pupazzo di neve Olaf. C’è per gli studenti delle superiori anche la previsione del gioco «sdoganare lo stereotipo»: peccato che le schede non facciano alcun esempio di quali sarebbero gli «stereotipi da sdoganare legati alle persone LGBTI+»: forse anche quello per cui i bambini nascono maschi o femmine? E anche quello secondo cui ogni figlio ha diritto ad avere un padre ed una madre? Purtroppo non è dato saperlo. Quello che, concludendo, possiamo dire è che questi tre laboratori sono articolati in un crescendo di densità di contenuti ma ideologicamente sovrapponibili, all’insegna dell’arcobaleno e dell’eclissi del primato educativo delle famiglie.
La denuncia di Pro Vita & Famiglia e della politica
Per questo, bene ha fatto a muoversi anche il Vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, facendosi portavoce delle preoccupazioni delle famiglie, mentre appaiono incomprensibili le reazioni dell’Assessore alle Pari Opportunità di Pavia, Alessandra Fuccillo, che da una parte ha minimizzato l’intera questione («nessuna famiglia ha protestato») e, dall’altra, ha rilanciato il solito tormentone: «Quella della destra è omolesbotransfobia». Peccato che molte famiglie abbiano protestato eccome (sono proprio loro ad aver avvertito di questa faccenda Pro Vita & Famiglia) e pecccato che chiamare in causa l’«omolesbotransfobia» abbia il sapore di un disperato tentativo di buttare la palla in calcio d’angolo, affinché non si ragioni sul cuore del problema: laboratori affidati, fin dalle scuole elementari, ad attivisti arcobaleno, a scapito del primato educativo delle famiglie, le sole titolate ad affrontare determinati temi con i loro figli. Che sono appunto loro e non dello Stato, e neppure delle scuole.