I prossimi 3 e 4 ottobre saranno due giorni di rilievo per la politica italiana. Infatti, come noto, si terranno le elezioni amministrative, che coinvolgeranno 1.162 comuni, tra i quali 18 capoluoghi di provincia - compresi Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli - nonché 9 comuni sciolti per fenomeni di condizionamento e infiltrazione di tipo mafioso, per un totale di oltre 12 milioni di elettori.
Sono numeri che, da soli, dicono già molto del peso dell’appuntamento elettorale, in vista del quale, non a caso, i maggiori leader politici italiani si stanno spendendo in prima persona. A raccogliere maggior attenzione, come prevedibile, sono le città simbolo – le citate Milano, Roma, Torino -, che risultano in assoluto le più contese, e dalla conquista delle quali possono derivare ripercussioni anche a livello parlamentare.
Beninteso: la maggioranza che sostiene il governo Draghi risulta tutt’ora solida, ma è evidente che, se alcune forze che la compongono dovessero conquistare la guida di varie grandi città – a scapito di altre forze sempre di maggioranza -, i pesi specifici di alcuni partiti ne uscirebbero significativamente rimodulati. Detto ciò, vale la pena di chiedersi: quello del 3 e del 4 ottobre sarà anche un appuntamento pro life e pro family? La risposta è senza dubbio affermativa. Per più motivi.
In primo luogo, per gli schieramenti in campo nella stragrande maggioranza dei comuni. Tra centrosinistra (nella cui sfera rientra oggi anche il MS5) e centrodestra esiste infatti una concezione ben distinta anche a proposito sia dei valori non negoziabili, sia del concetto di vita nascente. Con riferimento per esempio a quest’ultimo, sappiamo che, se in casa progressista si guarda sovente con una disinvoltura al «diritto» di aborto – dogmaticamente visto come qualcosa d’intoccabile -, nel centrodestra la sensibilità è diversa e più vicina alla tutela della vita nascente; e questo, oltre che dagli impegni elettorali siglati, è provato anche dai fatti.
Emblematico, rispetto a quello che quanto meno alcuni esponenti di centrodestra hanno negli anni fatto a proposito dei valori non negoziabili, resta l’esempio, balzato agli onori delle cronache nel novembre 2017, dell’avvocato Giuseppe Vicinelli, sindaco di Sant’Agata Bolognese, un paese di 7.400 anime dove, primo in Italia, è stato istituito un Assessorato alla Vita; ma oltre a questo, svariati sono i Comuni, non sempre ma spesso di centrodestra, che si son dimostrati negli anni vicini alla sensibilità pro life e pro family.
Tornando invece al 3 e 4 ottobre, va segnalato – a conferma che l’appuntamento elettorale deve essere guardato con interesse da quanti hanno a cuore certi valori -, che ci sono numerosi candidati vicini a Pro Vita & Famiglia e che hanno sottoscritto precisi impegni di stampo pro life. Limitandoci alle grandi città possiamo segnalare un candidato di Bologna (Matteo Di Benedetto, Lega), due di Milano (Max Bastoni e Manuela Ponti, Lega) e ben quattro a Roma (Maurizio Politi, Flavia Cerquoni e Simona Baldassarre con la Lega, più Giuseppe Scicchitano con Fratelli d’Italia) e tanti altri che si stanno aggiungendo in queste ore o lo faranno nei prossimi giorni.
Poco al momento si può invece dire sugli aspiranti sindaci, anche se qualche candidato interessante per i pro life sembra esserci – per esempio Enrico Michetti, il candidato di centrodestra nella Capitale, oppure Buda a Cesenatico -, ma è ancora presto per dire di più, anche perché mancano ancora diverse settimane di campagna elettorale. Tempo che, se per i candidati è utile per raccogliere consensi, per i pro life può essere prezioso per strappare impegni; perché se è indubbio come la causa per la vita preceda per importanza e rilievo la vita istituzionale, è altresì vero che solo alleandosi con le istituzioni essa può far valere le proprie ottime ragioni.