A proposito della probabile prossima eutanasia di "Anna", in Friuli Venezia Giulia, di cui abbiamo parlato qui, siamo grati a Paola Binetti per l'articolo pubblicato su Il Sussidiario ieri, 10 agosto 2023, che ci fa riflettere sull'attività intensa dei Radicali quando c'è da "assistere" un sofferente (assisterlo nel senso di agevoilarne la dipartita, ovviamente).
E infatti, anche Anna, come tutti quelli che hanno ricevuto l'eutanasia, è stata "assistita" dall’Associazione Luca Coscioni. E anche in Friuli, come in Veneto, c'è un governatore leghista: lì Zaia, qui Fedriga.
Non si può dar torto a Scandroglio, quando scrive sulla Nuova Bussola Quotidiana che «alcuni pezzi assai importanti della destra vogliano sottoscrivere l’agenda rivoluzionaria della sinistra radicale, vogliano cioè picconare anche loro l’ordine naturale. L’anti-cultura progressista, nichilista, modernista, o chiamatela come volete, pare proprio essere patrimonio di tutti».
Però la Binetti fa notatre che Fedriga, nel maggio scorso, in occasione della Giornata nazionale del sollievo, aveva detto apertamente e coraggiosamente di volersi impegnare col ministero della Salute per «implementare e completare l’attuazione alla legge 38, che ha introdotto le cure palliative nel Servizio sanitario nazionale, e dare contenuti e gambe alla Riforma della medicina territoriale, per migliorare in particolare i servizi sanitari rivolti alle terapie del dolore e alle cure palliative».
Non possiamo credere che a distanza di così poco tempo consenta una tale deriva mortifera
Sempre la Binetti scrive che «l’Associazione Coscioni non fa mai nessun riferimento al programma di cure palliative proposte ai pazienti di cui assume la difesa. L’unica cosa che sembra interessare alla Associazione è quella di garantire loro quel suicidio assistito che è tanto simile a vere e proprie forme di eutanasia. Fedriga, anche in qualità di presidente della Conferenza Stato-Regioni, dovrebbe davvero verificare in che modo l’Associazione Coscioni tutela i malati di cui si assume la difesa, come se i pazienti andassero difesi da chi potrebbe assicurare loro le cure palliative previste dalla legge 38.
Dovrebbe ben sapere che accanto ad ogni paziente che chiede di morire ricorrendo al suicidio assistito c’è sempre la Associazione Coscioni, c’è sempre l’avvocato Filomena Grillo, c’è sempre il medesimo team, a cui Cappato fa da portavoce. Gli stessi che stanno raccogliendo firme in tutta Italia per ottenere l’approvazione della legge regionale “Liberi Subito” sulla legalizzazione dell’eutanasia. La proposta di legge è stata già attivata in 11 regioni: Abruzzo, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Sardegna, Puglia e Marche. Analoga proposta verrà depositata in Basilicata e nel Lazio, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia stanno completando la raccolta firme necessarie.
L’Associazione Coscioni punta sull’approvazione di una legge regionale di iniziativa popolare per ovviare alla mancanza di una legge nazionale, per la quale non c’è stato il consenso del Parlamento nella scorsa legislatura, a trazione Pd-M5s, e non ci sarà neppure in questa legislatura con un governo di centrodestra».
Anche noi, con la Binetti, da Fedriga ci aspettiamo qualcosa di concreto per frenare la deriva mortifera in atto.
Non solo la suddetta applicazione piena della legge 38, ma anche «un controllo più stretto su questa strana alleanza tra malati in condizioni oggettivamente molto difficili e il team dell’Associazione Coscioni. È strano che dovunque appaiono loro, in qualunque regione, immediatamente si trovi un malato che vuole morire ricorrendo al suicidio assistito. È vero che si tratta di malati gravi, spesso con patologie per le quali non ci sono ancora terapie risolutive. Ma non sono certamente malati terminali, come nel caso di Anna. Eppure, l’Associazione Coscioni riesce ad individuare l’aggancio normativo per far apparire urgente e necessaria la loro morte, mentre ci sarebbe ancora spazio per curare e migliorare la qualità di vita di questi pazienti.
Recentemente è successo nelle Marche, in Toscana e due volte nel Veneto. Quasi sempre in regioni a guida di un centrodestra normalmente contrario alla legge sull’eutanasia. Come se proprio in queste regioni si volessero cercare i casi bandiera da proporre all’opinione pubblica, per convincere le persone a firmare la proposta di legge “Liberi Subito”, passando attraverso la narrazione di casi drammatici che hanno un forte impatto mediatico. Una sorta di provocazione in cui la biopolitica intercetta una delle questioni più importanti della bioetica.
L’unico contenuto della proposta di legge “Liberi Subito”, o per lo meno il più rilevante, è comunque la morte del paziente e si ignorano tutte le altre alternative, a cominciare dal ricorso alle cure palliative, cuore della legge 38. Ma si ignora anche, volutamente, la seconda parte del comma 5 dell’articolo 1 della legge 2019/2018 e al paziente non si offre nessuna alternativa oltre la morte».
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