Anche la Corea del Sud manifesta per difendere il diritto alla vita di ogni uomo, spiega un articolo dell’Agenzia Fides. Il corteo della Marcia per la Vita ha attraversato le strade di Seul lo scorso sabato, 16 giugno, per dire il suo «No» alla legalizzazione dell’aborto, nell’attesa che la Corte costituzionale si esprima in merito alla costituzionalità della legge che attualmente lo vieta.
I partecipanti alla marcia si sono dimostrati determinati a difendere la vita umana e «pronti a opporsi all’abrogazione del divieto di abortire». Particolarmente unita, su questa linea, si è dimostrata essere la componente cattolica.
«La vita, che sembra così fragile e insignificante, ha un potere estremamente forte. Siamo tutti responsabili dei limiti e delle condizioni sociali che costringono le donne a prendere decisioni irreversibili», ha sostenuto il cardinale e arcivescovo di Seul, Andrew Yeom Soo-jung, al popolo che si era radunato in cattedrale a conclusione della Marcia per la Vita.
«L’aborto, tuttavia, non è la scelta migliore e nemmeno una questione di scelta», ha quindi evidenziato nel suo discorso. Anzitutto non dovrebbe essere «una questione di scelta» perché nessuno dovrebbe avere il diritto di decidere della vita o della morte di un altra persona. Poi, certamente «non è la scelta migliore» neanche per la donna.
Si pensi, ad esempio, alle gravi conseguenze dell’aborto volontario sul corpo della donna e sulla sua psiche. E così, dietro al falso mito del progresso e dell’emancipazione femminile promessa alle donne che abortiscono, si cela un inganno che va direttamente contro la dignità della donna.
«Dovremmo cercare di costruire una cultura che insegni a rispettare e amare la vita tutti insieme», suggerisce, in conclusione, il cardinale. Ci auguriamo, quindi, che la Corte costituzionale ascolti il grido dei partecipanti alla Marcia per la Vita e difenda i diritti dei non nati.
Redazione