Nella due-giorni di elezioni del 20 e 21 settembre in tutta Italia non si voterà solo per il referendum conservativo sul taglio dei parlamentari, ma anche per le amministrative in alcune regioni e molti comuni della Penisola. Tra questi spiccano città importanti come Bolzano, Trento, ma anche Reggio Calabria, chiamata a rinnovare la carica di Sindaco e il Consiglio Comunale. Tra i candidati il sindaco uscente, Giuseppe Falcomatà sostenuto dal centrosinistra; Antonino Minicuci sostenuto invece dal centrodestra; Fabio Foti del Movimento Cinque Stelle e gli esponenti di altri partiti o liste civiche: Saverio Pazzano, Fabio Putortì, Klaus Davi, Pino Siclari, Maria Laura Tortorella e Angela Marcianò.
Tra chi sostiene Minicuci del centrodestra anche Giovanna Arminio e Luigi Iacopino, candidati con #AmaReggio e impegnati da sempre per le tematiche sociali, pro life e pro family.
Giovanna Arminio e Luigi Iacopino, quali sono le ragioni della vostra candidatura?
«Da anni ormai siamo impegnati, a vari livelli, sia nel sociale che in ambito culturale. Le elezioni, tuttavia, rappresentano un momento importante per provare a ritagliarsi uno spazio all’interno delle istituzioni rappresentative, e incidere con maggiore efficacia sulle scelte, i problemi e le prospettive che riguardano la nostra terra e i nostri valori. Abbiamo molte idee e vorremo vederle concretizzarsi. Per questo abbiamo deciso di candidarci, affrontando questa avvenuta nella consapevolezza che le elezioni non rappresentano il fine del nostro impegno ma solo una fase di un cammino più ampio».
Che giudizio avete sull’attuale amministrazione, che voto le darebbe e perché?
«Il nostro giudizio è negativo. Abbiamo assistito a sei anni di propaganda, tanto che il disastro è sotto gli occhi di tutti. Reggio Calabria si trova in condizioni di emergenza rifiuti e crisi ambientale, i servizi essenziali sono quasi inesistenti, le strade sono piene di buche, le saracinesche dei negozi abbassate e le tasse altissime. E noi ci chiediamo come questo sia possibile se si pensa che il debito del Comune si è quadruplicato, passando da circa 100 a 400 milioni di euro».
Si è parlato e lottato in questi mesi per impedire l’approvazione del ddl Zan sull’omotransfobia. Cosa ne pensate a riguardo?
«Questo tema è affrontato in modo ideologico, peraltro facendo ricorso a concetti privi di un contenuto chiaro. In cosa consisterebbe, per esempio, l’omotransfobia? La poca chiarezza dei concetti, probabilmente voluta, alimenta la convinzione che qualsiasi affermazione e/o comportamento possano essere percepiti, rispettivamente, come un’offesa o una forma di discriminazione, anche se si dovesse semplicemente dire che la famiglia è composta da un uomo e una donna. A fronte di tutto questo, dobbiamo ricordare che l’Italia non ha bisogno di ulteriori interventi normativi perché il nostro ordinamento giuridico contiene tutte le prescrizioni necessarie a prevenire, reprimere e punire qualsivoglia forma di discriminazione e di violenza, come è giusto che sia. Il ddl Zan, pertanto, rientra in una logica diversa da quella sacrosanta della tutela della dignità della persona umana. Il rischio, sollevato da molti, è quello di una deriva liberticida che, mettendo in pericolo la libertà di espressione, imponga un pensiero unico protetto dall’introduzione di un reato di opinione. È questo è grave se pensiamo che, da più parti, non si fa altro che lanciare appelli al pluralismo per poi mostrare insofferenza nei confronti del libero confronto. La liberta di espressione è tutelata dalla Costituzione. Se vogliamo proprio fare qualcosa, allora concentriamoci sulla tanto cara educazione civica, senza degenerare».
In che modo proponete di cambiare lo stato attuale delle cose?
«La lista #AmaReggio all’interno della quale siamo candidati non è un cartello elettorale improvvisato che sorge in occasione di una votazione e muore con essa, ma è un movimento nato quasi cinque anni fa all’interno di un circolo culturale (Stanza101) che nel tempo è arrivato a diventare una comunità umana e a crescere tanto da riuscire, attraverso un lavoro costante, a “fare opinione” in città. In ogni confronto con potenziali elettori non ci limitiamo a chiedere il voto ma esponiamo un percorso valoriale e identitario, e proponiamo un progetto per il futuro a cui tutti posso dare il proprio contributo sentendosi protagonisti».
In che cosa consiste questo progetto?
«Abbiamo individuato tre punti che ruotano attorno a un comune denominatore. Riteniamo essenziale la costituzione di sei municipalità con deleghe amministrative, affinché la periferia sia protagonista e non luogo di abbandono e degrado. Vogliamo che le opere pubbliche progettate negli anni, ma abbandonate negli archivi per l’incompetenza di molti, vengano riprese e completate in quanto strategiche per lo sviluppo della città. Vogliamo, infine, un’attenzione particolare all’ambiente per costruire una Reggio “verde e gentile” e uscire definitivamente dall’emergenza rifiuti».
Qual è questo comune denominatore?
«La famiglia. I genitori, i figli, i nonni, con le loro storie e la loro vita quotidiana che va difesa e promossa, devono tornare al centro dell’impegno politico anche a livello locale. Le famiglie di Reggio Calabria oggi non riescono a vivere la quotidianità in modo sereno a causa delle continue emergenze in cui sono costrette e vivere, del fenomeno migratorio di tanti giovani reggini e dell’assenza di servizi essenziali nonostante le tasse elevate».
Che cosa proponete in modo particolare per la famiglia?
«L’organizzazione, in collaborazione con il Terzo Settore, di percorsi formativi che aiutano le famiglie reggine nei momenti di maggiore fragilità; l’introduzione del Fattore Famiglia Comunale, che, a differenza dell’ISEE, consideri l’effettivo peso di ogni membro della famiglia nel computo delle aliquote delle imposte regionali e locali; la definizione di un nuovo computo delle tariffe dei servizi (acqua, luce, trasporti) improntato alla loro progressiva diminuzione al crescere del numero dei componenti familiari. A queste aggiungiamo anche l’introduzione della “Valutazione di Impatto Familiare” (VIF) nelle politiche comunali, la riorganizzazione degli orari degli uffici pubblici, dei trasporti e dei servizi comunali in funzione dei tempi della famiglia, per realizzare una vera conciliazione fra vita familiare e vita lavorativa, e, infine, il sostegno economico urgente alle neo-mamme, misura necessaria per contrastare la denatalità che affligge l’intero Paese».