Stavolta, finalmente, sembra esserci all’orizzonte qualcosa di concreto davvero. Stiamo parlando dell’assegno unico per le famiglie, un nuovo provvedimento di cui si parla da anni senza che poi, però, se ne sia ricavato nulla. Tuttavia, come si diceva, stavolta siamo davvero vicini ad una svolta. Lo dimostra il fatto che, a dare ampio risalto a questo nuovo provvedimento, non siano stati fonti cattoliche, pro family né vicine al governo, bensì Il Sole24Ore, il primo quotidiano economico del Paese, che in un articolo a firma di Michela Finizio ha confermato che sì, la svolta è vicina.
A partire dal 1° di luglio 2021, infatti, gli importi erogati ai nuclei familiari andranno da 50 a circa 250 euro al mese per ciascun figlio under 21 a carico. Questo perché, se saranno confermate queste prime notizie filtrate, l’assegno unico troverà copertura nella legge di Bilancio con uno stanziamento aggiuntivo da 3 miliardi per il 2021, per poi arrivare a 6 miliardi a regime nel 2022. Risorse che si andranno ad aggiungere al fondo ad hoc, istituito lo scorso anno, e ai 15 miliardi derivanti dal superamento delle misure attualmente in vigore, in primis le detrazioni fiscali e gli assegni al nucleo familiare.
A livello tecnico, invece, da quanto è dato capire il nuovo assegno unico sarà composto da una quota universale – con un’erogazione che oscillerà dai 50 ai 100 euro per ciascun figlio – cui andrà ad aggiungersi una quota variabile in base alla situazione economica del nucleo, fino ad azzerarsi intorno a 50-60mila euro di Isee, soglia sotto la quale si arriva a coprire circa il 90% delle famiglie. Ma al di là della misura economica, quel che rileva davvero dell’assegno unico che dovrebbe essere introdotto è che esso, riformando radicalmente le politiche di sostegno alle famiglie, sarà disponibile a partire dal settimo mese di gravidanza per ciascun figlio a carico fino ai 21 anni. Considerando che parliamo di svariati milioni di giovani e di figli, è evidente come questa misura – se varata in questi termini – rischia davvero di essere storica.
Non è finita, dal momento che si sta studiando una disposizione rimodulatoria, per così dire, affinché con il riordino e l’abolizione di bonus e detrazioni, nessuna famiglia prenda meno di quanto già percepisce ora. Il tal senso, pare che il ministro della Famiglia Bonetti sia intenzionata all’inserimento, nel testo attuativo di questo provvedimento, di una appositva clausola che tuteli i percettori delle misure esistenti. Staremo a vedere, anche se qualche valutazione su quanto finora anticipato, in realtà, può già essere attuata. In particolare, si possono effettuare tre valutazioni.
Una prima considerazione, doverosamente prudenziale, riguarda i già accennati provvedimenti attuativi. Molto, inutile negarlo, dipenderà da quello. Perché anche un atto in sé certamente positivo come l’assegno unico, se non attuato come dovrebbe, rischia di rovesciarsi nell’ennesimo tradimento politico e istituzionale a danno delle famiglie; e c’è per ovvie ragioni da augurarsi che così non sia e che queste si rivelino preoccupazioni infondate.
Una seconda valutazione concerne, poi, la necessità di affiancare all’assegno unico per le famiglie – se verrà approvato nei termini sopra descritti – una sua pubblicizzazione che funga anche da lavoro culturale. Non dobbiamo infatti dimenticare che molto dell’inverno demografico, prima che da una economia stagnante o in recessione, dipende da una scarsa cultura della famiglia che è venuta purtroppo a radicarsi anche nel nostro Paese. Un trend, anche questo, che chiede di essere invertito al più presto.
Infine, terzo ed ultimo aspetto ma non per importanza, c’è da augurarsi che il governo e la maggioranza di centrosinistra desistano – se non altro per coerenza rispetto all’impegno sull’assegno unico – da ogni provvedimento legislativo in materia di contrasto alla cosiddetta omotransfobia o alla maternità surrogata. Avrebbe infatti ben poco senso da un lato stanziare aiuti anche di una loro certa consistenza in favore delle famiglie italiane e, dall’altra, non solo non promuovere una cultura pro family ma lavorare per una ulteriore destrutturazione della cultura familiare. Sarebbe un terribile, amarissimo paradosso. Da evitare a tutti i costi.