L’ultima newsletter del direttore di BioEdge parla dell’ultimo film degli Avengers, i supereroi della Marvel che salvano il mondo da cattivissimi cattivi. Oltre alle riflessioni di Cook sul super cattivo dell’ episodio attualmente disponibile nelle sale cinematografiche, è bene segnalare che i buoni, nel film, considerano ogni vita infinitamente preziosa: per salvarne una, rischiano ogni volta il disastro globale. Un messaggio del genere di questi tempi è davvero salutare: il fine non giustifica i mezzi. E le persone non possono mai essere mai usate com mezzi.
Personalmente, non sono un grande fan dei film di supereroi. Sono un po’ stanco delle battute spiritose, delle finte esplosioni e degli edifici che crollano rovinosamente. Ma sono io, temo. Anzi è l’età. Cambiamento generazionale. Sono antico e un po’ ammuffito, insomma...
Tuttavia, i film di super eroi sono interessanti termometri della cultura. The Black Panther, un film recente basato sul personaggio di Pantera Nera della Marvel Comics, esprime la condanna sociale del razzismo. I Guardiani della Galassia ruota intorno alla paternità perduta. E il cattivo, il davvero, veramente cattivo dell’ultima epopea, Avengers: Infinity War, è ossessionato dal controllo della popolazione.
Ha un piano per eliminare metà della popolazione della terra.
Sembra abbia letto quel fiasco totale che è stato The Population Bomb, di Paul Ehrlich, del 1968, che prevedeva il collasso sociale e il disastro ambientale a meno che non si mettessero i freni alla riproduzione e si controllasse la popolazione mondiale. Prospettava uno scenario spaventoso, ma non se ne è realizzato neanche un pezzetto: come la maggior parte dei film sui disastri catastrofici.
Quello che mi chiedo è questo: il personaggio antagonista degli Avengers sta a significare che l’eccesso di popolazione spaventa ancora o che non lo fa più? Thanos, dopo tutto, è un cattivo, e gli Avengers sono pronti a difendere il mondo, non a sostenere il suo credo ambientalista estremo: segno che il malthusianesimo non ha attecchito nel tessuto sociale?
La mia sensazione, quindi, è che pochissime persone si preoccupino dell’eccesso di popolazione in quanto tale, e però anche il vero problema, l’inverno demografico, una popolazione sempre più piccola e anziana, non attira molto interesse.
Che ve ne pare?
Michael Cook
(Traduzione non rivista dall’Autore a cura della Redazione)