Un articolo di LifeNews tocca un argomento molto delicato, quello dello stato di morte cerebrale. Abbiamo già parlato, infatti, di come la medicina di tutti i tempi abbia identificato la morte con la cessazione totale ed irreversibile dell’attività cerebrale, cardiaca e respiratoria e, quindi, l’inizio del processo di decomposizione.
Negli ultimi 50 anni, però, la morte viene definita come la cessazione irrparabile dell’intero encefalo e, con essa, la perdita di unità funzionale dell’organismo. In pratica, quella che oggi chiamiamo comunemente “morte cerebrale“.
Ma una bambina di sei anni del Queensland (in Australia), dichiarata «al 99,8% morta cerebralmente», oggi cammina, ragiona e conduce una vita sana.
Mackinlee Anderson, coinvolta con la sua famiglia in un incidente stradale fra più veicoli, in cui sua nonna ha perso la vita, ha riportato gravi lesioni cerebrali proprio lo scorso settembre.
Non avrebbe mai più camminato, parlato o mangiato da sola, se fosse sopravvissuta, affermavano inizialmente i medici. Miracolosamente, però, 32 giorni dopo l’incidente, la bimba ha aperto la bocca ed ha pronunciato la parola “mamma”, poi ha telefonato a sua cugina per augurarle un buon compleanno.
«È incredibile, siamo ancora sotto shock», ha detto sua madre. «Mackinlee mi stupisce ogni giorno con la sua determinazione. Ogni giorno i medici dicono che non può fare qualcosa e il giorno dopo può farlo».
Così ora «è la stessa bambina di prima dell’incidente», cammina e, nonostante debba ancora proseguire dei trattamenti medici, il suo stato di salute continua a migliorare di giorno in giorno.
Lieti del felice esito, però, non potremmo non chiederci che ne sarebbe stato di lei se non avesse mostrato miglioramenti ancora per un po’. E non sarebbe difficile giungere alla risposta.
Fatto sta che c’è da stare davvero molto attenti a definire morta una persona e la sua vita va rispettata fino all’ultimo vero istante.
Redazione