Ieri è stata celebrata la Giornata mondiale della Consapevolezza (della morte infantile e della perdita in gravidanza), ideata per sensibilizzare l’opinione pubblica sul dramma della morte dei bambini a fine gravidanza o subito dopo la nascita.
Dal 1983 in tutto il mondo il mese di ottobre è dedicato proprio a far prendere consapevolezza del dramma della perdita dei propri figli non ancora o da poco nati, in modo da aiutare i genitori colpiti dal lutto e sostenere anche gli operatori sanitari nel loro delicato compito in tali circostanze (pensiamo ad esempio anche al sostegno psicologico dei fratellini o sorelline).
Si tratta di un fenomeno che globalmente riguarda grosso modo cinque milioni di bambini. L’Italia ha aderito a questo importante progetto a partire dal 2007, grazie all’impegno dell’associazione CiaoLapo Onlus, la cui presidente e fondatrice, Claudia Ravaldi, psichiatra e psicoterapeuta, ha ricordato che nel nostro Paese, «nonostante i progressi della medicina prenatale, circa 2500 famiglie annualmente perdono il loro bambino nell’ultimo trimestre di gravidanza o nei primi giorni di vita, spesso senza una causa apparente. Studi internazionali ci dicono che un attento esame di ogni singolo caso potrebbe individuare le cause nel 70% dei casi, e questo potrebbe essere utile per prevenire altre morti nelle gravidanze successive».
L’associazione CiaoLapo da anni è impegnata nel sostegno e nella formazione continua per coinvolgere attivamente anche la cittadinanza, in una costante opera di divulgazione per promuovere la cultura della consapevolezza e del rispetto.
Così, ieri in oltre sessanta città italiane si sono svolte numerose iniziative (come quella de Il Cuore in una Goccia, di cui abbiamo già dato notizia) ed è stata realizzata, contemporaneamente e congiuntamente alle associazioni di tutto il mondo, l’Onda di Luce. Ogni partecipante accende una candela alle ore 19 locali, mantenendola così per un’ora, in modo che un’onda di luce illumini progressivamente tutto il pianeta, un fuso orario dopo l’altro. Si tratta di uno stratagemma per sentirsi idealmente uniti con molte altre persone, tutte unite da un lutto che invece abitualmente porta all’isolamento, ovvero la morte di un bambino.
La vita vince sempre sulla morte.
Redazione
Fonte: Il Cuore in una Goccia