Apprendiamo da Il Resto del Carlino, che Salvatore Vono, di 57 anni, malato di Sla dal 2014, ha deciso di continuare a vivere dopo un incontro con Mons. Luigi Negri, Vescovo emerito della città, nonostante avesse fatto il biotestamento per morire.
«Gli disse che Dio – racconta la moglie al Resto, traducendo la volontà di Salvatore – aveva scelto lui, come aveva fatto con suo figlio Gesù». «E che valeva la pena provarci, – aggiunge Silvia, grandissima amica – andare avanti, continuare a vedere fiorire le piante, anche con quella malattia, anche senza più la sua voce e la mobilità di braccia e gambe».
E’ una bella notizia e una testimonianza forte di vita.
Fa riflettere quello che aveva portato Salvatore a prendere la decisione di farla finita: «La solitudine – racconta ‘Salva’ con gli occhi – è devastante. Lo Stato ti fa sentire solo e ti fa capire che sei un costo, un disturbo, un peso per la famiglia».
E invece ciò di cui ha bisogno Salvatore, come tutti noi, sani e malati, ciò che il suo cuore domanda, sapete cos’è?
Salvatore, che comunica con un computer attraverso gli occhi, «punta lo sguardo su cinque lettere: «A-M-O-R-E».
Amor omnia vincit, sconfigge anche la Sla.
Ma resta un fondo amaro, in questa storia che è davvero commovente: l’incontro con Negri ha fortunosamente fermato una macchina di morte che viaggiava inesorabile. Dice il Carlino : «Era tutto pronto. Il biotestamento appena diventato legge, i medici e l’anestesista sull’attenti, c’era già pure la psicologa nella stanza d’ospedale. Bastava l’ultimo e decisivo sì, quello di Salvatore. Poi l’iniezione avrebbe fatto il suo corso e lui, Salvatore Vono, avrebbe varcato il confine e ciao a tutti».
E’ troppo facile farsi ammazzare. E c’è ancora chi dice che la legge sul biotestamento non ha legalizzato l’eutanasia.
Redazione
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto