Nel 2013, negli Stati Uniti, l'ispanico George Zimmerman fu assolto dall’accusa di omicidio di un ragazzo nero di 17 anni di nome Trayvon Martin. La comunità nera insorse e a far da megafono a questa protesta ci pensarono due donne afro-americane, Patrisse Khan-Cullors e Alicia Garza, che diedero vita al movimento Black Lives Matter (a cui si aggiunse più tardi Opal Tometi) il cui nome è ora sinonimo delle proteste che hanno incendiato gli Stati Uniti dopo la morte dell’afro-americano George Floyd.
Ma qual è la carta d’identità del movimento Black Lives Matter? Per scoprirlo basta leggere il manifesto di questa organizzazione, intitolato "What We Believe" (“Ciò in cui crediamo”): «Noi distruggiamo il concetto di famiglia nucleare così come voluto dall’Occidente, sostenendoci a vicenda come famiglie allargate e come “villaggi” che si prendono cura collettivamente uno dell’altro, in particolar modo dei figli». Quindi i sostenitori del Black Lives Matter rifiutano il modello di famiglia naturale e preferiscono quello di famiglia allargata, tanto allargata da diventare una specie di comune.
Secondo punto: «Promuoviamo un network per la promozione di uno stile di vita queer. Quando ci riuniamo, lo facciamo con l'intenzione di liberarci dalla stretta del pensiero eteronormativo, o meglio, dalla convinzione che tutto il mondo sia eterosessuale». Quindi Black Lives Matter appoggia dichiaratamente il movimento omosessualista. Nulla di strano dato che le due madrine del movimento sono entrambe lesbiche dichiarate. Patrisse Khan-Cullors, 36 anni, è un'attivista LGBT e Alicia Garza, 39 anni, è "sposata" con una donna che si identifica come un "maschio transgender".
Terzo punto: «Ci meritiamo e quindi chiediamo una giustizia riproduttiva che ci dia autonomia sui nostri corpi e le nostre identità». Per “giustizia riproduttiva” si deve intendere aborto e contraccezione. Dunque Black Lives Matter è favorevole anche all’aborto.
Il percorso di questo movimento pare essersi spostato dalla lotta contro il razzismo alla lotta per il femminismo, per l’aborto e per le rivendicazioni LGBT. Il percorso è in realtà coerente con alcune premesse erronee, ben indicate dalla Khan-Cullors la quale ebbe a dire che la sua organizzazione avrebbe dovuto occuparsi di «tutte le vite nere», donne, gay e trans.
Il peccato originale dei movimenti anti-razzismo sarebbe stato quello di volersi occupare solo dei neri eterosessuali.
L’ideologia sottesa al gruppo Black Lives Matter è di matrice chiaramente modernista-progressista, la cui narrativa esige sempre che ci sia un nemico da abbattere e il nemico è la realtà.
Nel Protestantesimo il nemico era la Chiesa cattolica, realtà voluta da Dio stesso.
Nella Rivoluzione francese la nobiltà, categoria sociale naturale.
Nella Rivoluzione comunista lo stesso concetto di Dio, la famiglia e la proprietà, tutte realtà soprannaturali o naturali non create a tavolino dall’uomo.
BlacK Lives Matter riceve il testimone da questi processi rivoluzionari e ne incorpora altri: per il femminismo radicale i nemici sono il maschio, il marito, il padre, realtà naturali, come la filiazione, nemico del fronte abortista; altro muro da abbattere per il movimento Black Lives Matter abbiamo visto essere la famiglia, nonché l’orientamento sessuale naturale, che non può che essere eterosessuale, e l’identità psicologia sessuale (quella che viene chiamata “identità di genere”), ossia la percezione di sé come appartenente al mondo maschile o femminile. Anche l’orientamento sessuale e il sesso maschile e femminile sono dati di realtà da riconoscere, non da abbattere, da superare e reinventare.
Dunque la volontà del Black Lives Matter di espandere i confini della protesta dal razzismo al femminismo al genderismo è assolutamente coerente con le premesse.
Va da sé che il cattolico, proprio per le motivazioni ideologiche sottese a questo movimento, non può appoggiare tale organizzazione, né le sue iniziative perché in rotta di collisione con il portato dottrinale e culturale del cattolicesimo.
Tommaso Scandroglio
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