25/11/2012

Bolivia. In marcia per la vita: “no” della popolazione all’aborto

Io amo la vita”: riunendosi attorno a questo slogan, la popolazione di Santa Cruz ha partecipato in massa alla “Marcia per la Vita” che si è svolta ieri, organizzata da oltre 300 istituzioni come il Consiglio Regionale della Gioventù, la Chiesa Cattolica e il Comitato Civico Femminile, tra le altre. Come riferito a Fides dalla Chiesa locale, l’iniziativa ha voluto manifestare pubblicamente il totale disaccordo verso progetti di legge che propongono di legalizzare l’aborto nel paese. L’arcivescovo coadiutore di Santa Cruz de la Sierra, mons. Sergio Gualberti, aveva invitato tutta la popolazione a “partecipare in modo massiccio e con entusiasmo alla Marcia per la vita, e così rifiutare l’aborto e l’eutanasia che vogliono imporre gruppi con ideologie straniere”, ha detto in una nota ufficiale, pervenuta a Fides. “Dinanzi questa situazione, come cattolici vogliamo esprimere pubblicamente la nostra fede nel Dio della vita, vita inviolabile dal primo momento della concezione fino alla morte naturale”, ha aggiunto. Nella nota inviata all’agenzia Fides, Edwin Bazan, portavoce della Chiesa cattolica locale, rimarca che proposte di legge di questo tipo mirano a far sì che “la cultura della morte”, spesso accettata in modo acritico dai politici, “metta radici in Bolivia”. Attraverso la marcia la Chiesa ha voluto ricordare loro che devono promuovere una legislazione a favore della vita: “Vogliamo dire ai politici che noi, persone che hanno dato il voto per loro, siamo un popolo che vuole la vita e non vogliamo progetti di morte. Noi crediamo che la vita è un dono di Dio e che deve essere rispettata. E’ ora d’accompagnare le nostre preghiere con atti: la marcia è un messaggio chiaro alla classe politica”, ha detto il portavoce della Chiesa cattolica. Agustin Aguilera, vice presidente dell’Associazione nazionale degli evangelici della Bolivia, che hanno partecipato alla marcia, ha definito la legalizzazione dell’aborto “un omicidio”. “L’aborto è una parola morbida per dire ‘diritto a uccidere’, perché quando una persona è concepita ha già il diritto di vivere”, ha rimarcato.

Fonte: Radio Vaticana

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