18/11/2018

Carlo Camerani, un eroe nascosto: oltre 500 bambini nati grazie al suo impegno nel CAV

Oltre 500 bambini diventati uomini e donne. C’è chi frequenta le scuole, c’è chi lavora, c’è chi si è innamorato, c’è chi ha creato una famiglia, c’è chi è, a sua volta, diventato papà o mamma. Nelle strade di Ravenna, la città romagnola i cui otto monumenti proclamati dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità ne evocano il passato di capitale imperiale, te li ritrovi, questi 500 bambini e bambine, ragazzi e ragazze, uomini e donne, nei bar, negli uffici, nei negozi, nelle strade. Essi probabilmente non sanno di essere nati in circostanze difficili, spesso drammatiche.

Camerani_bambiniEssi, senza l’impegno di Carlo Camerani e dei suoi collaboratori, non avrebbero mai visto la luce.Il medico ravennate scomparso il 16 luglio 2018 dopo una malattia vissuta con profonda serenità, ha aiutato a nascere queste persone, aiutando le loro mamme, durante i lunghi anni della sua presidenza del Centro di aiuto alla vita, vivendo vita e professione con umiltà, garbo e spirito di servizio. Il contesto di queste nascite è quello di tante storie personali di madri. Storie delle loro angosce, di difficili relazioni compromesse con i compagni o i mariti, di fragilità familiari, di incertezze economiche e lavorative.   Storie di pressioni psicologiche e di minacce per farle abortire, di gravidanze affrontate senza la prospettiva di un posto dove andare, senza sapere cosa fare per mettere al mondo il proprio bambino in pace. Storie, però, anche di solidarietà concreta, di problemi risolti, di vestitini recuperati, perfino di collaborazione con istituzioni, servizi sociali e Asl. Storie, infine, di bambini finalmente nati. E diventati grandi, e poi uomini, e poi donne.

«Camerani era un uomo di grande ascolto, aveva la capacità di essere padre di chiunque».  Cinzia Baccaglini, psicoterapeuta, presidente del Movimento per la Vita, dopo tanti anni di collaborazione («lui era il primario, io la caposala», chiosa con ironia) ne evoca l’innata predisposizione, l’atteggiamento naturale di vicinanza verso le persone, verso le mamme. «Si arrabbiava molto quando c’erano dei fidanzati o compagni che le lasciavano per superficialità, perché non se la sentivano di sostenerle. Era fautore della responsabilità reciproca di entrambi i genitori e con molta carità e molta verità chiedeva agli uomini: “È anche tuo figlio e tu dov’eri?”. Certo, che un uomo alto due metri dicesse a un altro uomo “fa’ l’uomo” provocava una reazione: “Sa dottore, ha anche ragione ma…”. Capita, ancora adesso, che io riceva delle telefonate da donne che sono state aiutate, che mi raccontano della vita dei loro figli: “Ci sono grazie anche a Carlo e a te. Non posso più dirlo a lui, ma volevo che almeno tu lo sapessi”».

Nato a Ravenna il 9 gennaio 1934, Carlo Camerani aveva conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna nel 1959, specializzandosi poi in Medicina Generale, Cardiologia, Geriatria e Gerontologia. Aveva poi prestato servizio prima alla casa di cura San Francesco poi all’ospedale, diventandone anche Primario di Medicina Generale. Risale alla fine degli anni Settanta il suo impegno per la vita nascente, quando il Movimento per la Vita e il Centro – che disponeva di due case di accoglienza per accogliere le ragazze senza un tetto e un riparo dove trascorrere serenamente la gravidanza e i primi mesi dopo il parto – furono fondati da Achille Baravelli, personalità di grande rilevanza del mondo cattolico locale, scomparso nel 1997.

Camerani, che ha ricoperto per alcuni anni anche l’incarico direttore sanitario del Poliambulatorio dell’Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù, il “Cottolengo” di Ravenna, è stato anche apprezzato formatore nei corsi per gli Oss e per i volontari della Croce Rossa.

Erano anni in cui il tema dell’aborto era costantemente sulle prime pagine dei giornali e nell’apertura dei Tg. Nel 1978, un presidente della Repubblica e un premier democristiani, Giovanni Leone e Giulio Andreotti, avevano posto la loro firma sulla legge 194 che disciplina la cosiddetta “interruzione volontaria di gravidanza”, la cui esistenza fu avallata dal referendum popolare del 1981, quando il Movimento per la Vita fu sconfitto. Ma erano gli anni, anche, di Giovanni Paolo II, il Papa delle encicliche Veritatis Splendor ed Evangelium Vitae – documento in cui difendeva vigorosamente la «la dignità del bambino non ancora nato» – e che durante la storica visita pastorale in Romagna, nel 1986, visitò le case di accoglienza di Ravenna e di Cervia dei Centri di aiuto alla vita, accolto da monsignor Ersilio Tonini e dai volontari.

Ora c’è chi, nella nomenclatura politica, contesta l’utilità dei 342 centri di aiuto alla vita attivi in tutta Italia – il primo è nato nel 1975 – e nonostante il risultato clamoroso degli 8540 bambini che sono stati aiutati a nascere nel 2017, 200.000 in 43 anni. E parla di “personale non qualificato”.

«Camerani raccontava sempre alle mamme che all’inizio della sua carriera aveva fatto anche dei parti, quando lavorava alla casa di cura San Francesco. Il fatto che egli si presentasse sempre come figura sanitaria, tenuta al segreto professionale era una tutela per loro: “Le cose me le puoi dire perché sono un medico, oltreché un papà, voglio capire”».«Personale qualificato? Qui ce ne è sempre stato», replica Baccaglini, che sottolinea che «medici, ginecologi, ostetrici, infermiere, psicologi e psicoterapeuti, pediatri andavano a fare volontariato nelle case di accoglienza. Benigno Zaccagnini stesso vi si recava. Anche d’urgenza: lo chiamavi quando era a Ravenna e correva».

Che dire allora di quelle altre critiche, che si cercherebbe di persuadere le donne a non interrompere la gravidanza, offendendone – chissà – la libertà di scelta?

«I colloqui hanno un’altra caratteristica», puntualizza Baccaglini, «che è quella di capire le motivazioni per le quali le persone vanno ad abortire e se insieme si riesca a trovare una soluzione – individuando se il problema deriva da un aspetto economico, relazionale. Non è una moral suasion, piuttosto è una maieutica socratica. In altre parole, se biologicamente sei già mamma ma non riesci a esserlo nella dimensione dell’accoglienza, il Centro di aiuto alla vita ti offre un servizio di supporto. L’azione di Carlo era molto apprezzata dalle ragazze – che aiutava anche accompagnandole dagli assistenti sociali, mostrando loro l’ufficio a cui rivolgersi – anche per la sua tenerezza. I loro bambini lo chiamavano nonno e non avevano soggezione di lui, che pure era così alto, forse perché era lui che si abbassava fino a loro. Una donna che è stata in casa di accoglienza, subito dopo la sua scomparsa, mi ha scritto un messaggio: “Non dimenticherò mai la prima volta che l’ho incontrato e l’abbraccio tenero, paterno e umano che mi ha dato. Non ho mai conosciuto uomini come lui”».

Simone Ortolani

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.