19/10/2012

Casini: cambiamo la legge sull’aborto

«Se c’è un’incongruenza cambiamo la legge sull’aborto», ha ribadito stamane Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita a margine della conferenza stampa convocata con il Forum delle associazioni familiari per discutere i passi da fare dopo che la sentenza della Corte di Strasburgo ha dato ragione a una coppia italiana (Rosetta Costa e Walter Pavan) portatrice sana di fibrosi cistica. I due avevano presentato ricorso contro la legge 40 del 2004. La Corte, in particolare ha stabilito che «il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente», in quanto un’altra legge permette di accedere all’aborto terapeutico se il feto è malato di fibrosi cistica. «Una decisione molto pericolosa perché apre la strada all’eugenetica», commenta Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari. «Bisogna ricordare infatti che l’aborto terapeutico è consentito quando mette a rischio la salute della madre e non per selezionare i figli».
«Un altro aspetto da considerare», ha aggiunto Casini «è che con la diagnosi pre impianto bisogna prelevare due cellule da un embrione che ne ha appena sei o otto. Ciò significa che il cosiddetto “feto bioptizzato” è molto meno vitale e ha una possibilità di impiantarsi notevolmente ridotta anche quando è sano». Il vero punto, hanno spiegato entrambi è «riconoscere a tutti gli esseri umani anche quando sono piccolissimi, appunto embrioni, uguali diritti». A questo proposito è stata rilanciata la campagna “Uno di noi” che sta mobilitando i cittadini dei 27 Paesi dell’Ue per raccogliere il milione e mezzo di firme necessario per chiedere all’Unione il riconoscimento dei diritti del concepito.  Sull’argomento è intervenuto anche il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco che, in merito al pronunciamento della Corte europea ha espresso le sue perplessità «perché non si è passati attraverso la magistratura italiana».

di Annachiara Valle

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