L’intervento di Toni Brandi alla XIV Conferenza Internazionale promossa da Mater Care, sul tema Catholic Healthcare: Will It Wither Or Wither Can It Go, è sui temi dell’eutanasia e del suicidio assistito in Italia, partendo da quella che è la questione più dibattuta attualmente nel nostro Paese, ovvero la volontà, da parte di una certa politica, di abrogare l’articolo 580 del codice penale. Un reato, quello dell’aiuto o dell’istigazione al suicidio «che oggi è minacciato» afferma Brandi.
Il presidente di Pro Vita & Famiglia ripercorre quindi la vicenda di Fabio Antoniani, conosciuto come Dj Fabo, e di Marco Cappato. Storia che portò il Tribunale di Milano a porre la questione legale nelle mani della Corte Costituzionale e che, appunto, ha portato all’ultimatum dato al Parlamento per il prossimo 24 settembre. «Un’azione fortemente criticata da molti giuristi» afferma Toni Brandi «a causa della violazione della separazione dei poteri statali, in particolare quello giudiziario con quello legislativo che appartiene solo al Parlamento».
Brandi si sofferma poi sulla legge 219 sulle Dat, che «contiene alcuni aspetti pericolosi e alcuni rischi, ovvero la sospensione di acqua e cibo presentata come terapia medica; la mancanza di obiezione di coscienza per i medici; l’impossibilità prevedere il futuro e quindi, per una persona, di poter cambiare idea su ciò che sarà la propria sorte, soprattutto se nonostante la malattia vuole continuare a vivere. L’eutanasia non consensuale per minori e incapaci è pericolosa perché se lo decideranno il medico, il tutore o il giudice il bambino o il fragile di turno morirà».
Di fatto, avverte Brandi, il paradosso di questa legge è che nessuno di noi potrà prevedere come ci comporteremmo in una situazione di grave disabilità, potremo solo immaginarlo e se senza coscienza o incoscienti avremo firmato la nostra condanna a morte. Perché firmare la propria condanna a morte anni prima?
L’intervento si concentra inoltre sul ruolo dei mass media e sull’influenza nell’opinione pubblica. «I mezzi di comunicazione di massa però» spiega Brandi «sembrano riportare con profondo pathos solo rari casi isolati di persone che vogliono morire. Perché», si chiede Brandi «i media non riportano o almeno non danno un'esposizione mediatica simile a tutti quei pazienti gravemente malati che vogliono vivere?».
L’eutanasia, in Italia, se legalizzata, secondo Toni Brandi rischierà di essere intesa come una «decisione che spetta, secondo alcuni criteri e limiti specifici, ad una commissione medica, che quindi deciderà al posto del paziente, soprattutto per quelli non più coscienti». Una sorta di “rimedio” al dolore che invece nasconde «risparmi per il sistema sanitario nazionale e per le compagnie assicurative, profitti per le cliniche private che proporranno l’eutanasia e il rischio» conclude Brandi «di una deriva eugenetica».
L’unica soluzione «è mantenere eutanasia e suicidio assistito come pratiche illegali» afferma il presidente di Pro Vita & Famiglia a chiusura del suo intervento. «Solo così si potranno proteggere malati, disabili e le persone più anziane e fragili della società».
di Redazione