Gli effetti collaterali indesiderati della contraccezione sono di regola sottaciuti alle donne: la salute delle stesse non è poi così importante, evidentemente, in certi casi.
Abbiamo più volte spiegato quali e quanti rischi corrono le donne che prendono la pillola. A tutti quelli di cui si parla per esempio qui, oggi aggiungiamo il rischio di depressione.
E’ un nuovo studio pubblicato su JAMA Psychiatry, che evidenzia che la contraccezione favorisce la depressione.
Gli autori sono Charlotte Wessel Skovlund, Lina Steinrud Mørch e Øjvind Lidegaard, del Dipartimento di Ginecologia, al Rigshospitalet, Facoltà di Scienze della Salute e medicina, dell’ Università di Copenhagen; Lars Vedel Kessing del Centro psichiatrico della medesima università.
Lo studio longitudinale, condotto – ripetiamo – da ricercatori dell’Università di Copenaghen (ateneo non certo frequentato da bigotti e oscurantisti), ha coinvolto oltre un milione di donne che vivono in Danimarca.
I ricercatori hanno seguito le donne che non avevano mai avuto alcuna precedente diagnosi di depressione e confrontato i tassi di incidenza della depressione tra coloro che usano contraccettivi a quelle che non li usano.
Chi prende la pillola combinata ha il 23% in più di probabilità di dover poi prendere degli antidepressivi. Di solito nei primi sei mesi da quando si inizia la contraccezione. Le donne che prendono pillole con principio attivo solo progestinico, una forma sintetica del progesterone, hanno il 34% in più di probabilità di dover prendere antidepressivi.
Concludono gli autori: “L’uso della contraccezione ormonale, soprattutto tra le adolescenti, è stato associato con conseguente uso di antidepressivi e con una prima diagnosi di depressione. Sembra, quindi, che la depressione sia un potenziale effetto negativo di contraccettivo ormonale“.
I risultati hanno sollevato questioni serie. Gli ormoni usati per la contraccezione giocano un ruolo estremamente importante nel regolare il comportamento umano. Date le dimensioni enormi di questo studio, è necessario un ulteriore lavoro di approfondimenro della questione.
Redazione
Fonte: BioEdge
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