07/07/2018

Contraccezione gratuita: il Piemonte segue l’Emilia

«Contraccezione gratuita per le giovani donne sotto i 26 anni e per le donne disoccupate nei 12 mesi successivi al parto e nei 24 mesi successivi all’interruzione di gravidanza per le quali viene garantito l’accesso libero e diretto senza ticket nei Consultori sanitari». È stata questa la dichiarazione – raccolta da TorinoOggi – di Nadia Conticelli, consigliere regionale piemontese del Pd e prima firmataria degli emendamenti che intendono, appunto, introdurre anche in Piemonte una politica di distribuzione gratuita della contraccezione.

La regione del nord-ovest d’Italia, più volte entrata nelle cronache per l’amministrazione Appendino, segue quindi a ruota la decisione presa dall’Emilia Romagna qualche mese fa. E, anche in questo caso, lo fa portando avanti – in maniera dichiarata – le istanze femministe e professando la bontà della legge 194. Il tutto, ovviamente, per il bene delle donne e della società nel suo complesso: «Il Consiglio regionale – prosegue – potenzia e rafforza il servizio di prevenzione, tutela della salute della salute della donna e della procreazione consapevole, rafforzando il ruolo dei consultori territoriali».

Andiamo per punti: «rafforza il servizio di prevenzione» è da intendere nel senso che la gravidanza è una malattia? Così fosse, naturalmente sarebbe importante porre in atto sistemi di tutela dei cittadini, ma la gravidanza non solo non rientra nella casistica, ma è anche un evento perfettamente controllabile con un po’ di conoscenza del proprio corpo e di dominio di sé: non è un virus che ci attacca a nostra insaputa, bensì è la precisa conseguenza di una deliberata scelta. Quindi, forse, l’assessore Conticelli avrebbe forse fatto meglio a dichiarare che serve un’opera di educazione alla sessualità, soprattutto nella fascia under 26, sia dal punto di vista strettamente biologico (le donne non sono fertili 365 giorni all’anno, fino a prova contraria), sia nell’ottica di favorire il rispetto del proprio e altrui corpo e nel contrastare la cultura edonista oggi imperante, in favore dell’esaltazione della virtù della temperanza.

Proseguiamo: «tutela della salute della salute della donna». E come lo si fa? Fornendo preservativi, ma soprattutto pillole, spirali, anelli e cerotti a rilascio ormonale. Il che corrisponde, nella realtà dei fatti, a non ridurre le possibilità che le donne dal rischio di contrarre il virus Hiv, a favorire lo sviluppo nelle donne del cancro e di altre conseguenze fisiche derivate dall’uso della pillola (per info, qui), a non informarle rispetto ai rischi per la salute collegati all’aborto spontaneo; se questo non bastasse, non si tiene neanche in considerazione la salute psicologica delle donne, che non vengono aiutate a considerarsi nella loro dignità (integrata tra anima e corpo) e alle quali vengono – anche in questo caso – celate le conseguenze psicologiche dell’aborto. Una disinformazione a tutti i livelli, dunque, in contrasto alla quale ProVita ha lanciato una petizione realmente interessata alla salute delle donne.

Infine: la «tutela della procreazione consapevole»... ovviamente con la contraccezione! Ma quando si parla di consapevolezza, non si intende forse – afferma la Treccani – la «cognizione», la «coscienza», l’essere consapevoli cioè «informati di un fatto»? Quale informazione si dà rispetto alla responsabilità legata alla procreazione trasmettendo il messaggio falso e deresponsabilizzante: «Divertiti pure, tanto con i contraccettivi non rimarrai incinta?».

Il Piemonte, dunque, in nome delle donne, va contro le donne svilendone la dignità e favorendo una visione che non la vuole fiore da custodire nella sua integrità e da tutelare in quanto portatrice del dono della maternità, bensì semplice corpo.

Anche la Diocesi ha protestato di fronte alla decisione del consiglio regionale, affermando: «I ragazzi hanno bisogno di ben altro per formarsi a gestire la loro sessualità, considerando quanto le scelte che si fanno negli anni giovanili sono decisive per il resto dell’esistenza. Come pensare che la sessualità sia ridotta a un puro esercizio del piacere fisico o a un campo di sperimentazione e di conquista?».

Redazione

 

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