Le lotte sociali che al giorno d’oggi più che mai vedono agguerrita l’opinione pubblica sono quelle relative ai diritti civili. Combattere le discriminazioni sembra essere l’obiettivo più in voga, anche se solo alcune categorie di “discriminati” godono di un vero esercito schierato in loro difesa.
Sono pochi quelli che si preoccupano, ad esempio, della sorte di anziani e disabili, che in questo tempo di epidemia corrono il rischio, in molti Paesi, di non ricevere l’adeguata assistenza alla respirazione. Giudicati in base alla “qualità della vita”, non vengono ritenuti degni che si “perda tempo” a salvarli.
«L'ufficio per i diritti civili del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti ha emesso un severo bollettino affermando che i medici non devono discriminare nessuno sulla base di disabilità, razza, età o altri fattori», leggiamo in un articolo di BioEdge.
«L’HHS si impegna a non lasciare indietro nessuno durante un'emergenza», ha dichiarato Roger Severino, «Le nostre leggi sui diritti civili proteggono la pari dignità di ogni vita umana dall'utilitarismo spietato. […] In questo momento di emergenza, l'obiettivo lodevole di fornire assistenza in modo rapido ed efficiente deve essere guidato dai principi fondamentali di equità, uguaglianza e compassione che animano le nostre leggi sui diritti civili».
Insomma, c’è chi ci dà degli arretrati perché in Italia trattiamo ancora gli anziani da esseri umani, ma c’è anche chi si impegna a garantire a tutti il diritto fondamentale alla cura. È la mentalità eutanasica a suggerire l’equazione fra qualità della vita e dignità della vita, ma non esistono delle persone di serie A ed altre di serie B: tutti abbiamo diritto a vivere e ad essere aiutati a vivere, perché chi è nel dolore possa essere adeguatamente assistito ed alla sofferenza non si sommi l’abbandono.
di Luca Scalise