Un progetto di legge cerca di liberalizzare la legge sull'eutanasia e il suicidio assistito nella Repubblica d'Irlanda. In discussione in queste settimane, è stato duramente criticato dai leader di tutte le confessioni cristiane del Paese.
I rappresentanti della Chiesa d'Irlanda, della Chiesa Presbiteriana e della Chiesa Cattolica hanno tutti chiesto che il cosiddetto ‘Dying with Dignity Bill’ venga abbandonato dal Parlamento. Lo scorso febbraio erano stati ben più di 2000, tra medici ed infermieri del paese a firmare una petizione al Parlamento per chiedere di respingere ogni tentativo di legalizzare la ‘morte per eutanasia’ dei pazienti.
La Chiesa Presbiteriana in Irlanda ha avvertito il Comitato Oireachtas (della Camera) sulla Giustizia che: "Se il progetto di legge dovesse diventare legge, legalizzerebbe il suicidio assistito dal medico per chiunque viva sull'isola d'Irlanda. Bisogna invece migliorare la risposta di assistenza a coloro che si avvicinano alla fine della vita in modo coerente, per aiutarli a vivere il meglio possibile fino alla fine della loro vita. Questo dovrebbe essere l'obiettivo della politica e dello Stato. La vera ‘misura’ di ogni società – avevano scritto i sanitari - è come tratta i suoi cittadini più vulnerabili e il progetto di legge aumenterebbe, non diminuirebbe, la loro vulnerabilità. Solo per questo motivo, il progetto di legge non dovrebbe procedere".
I rappresentanti della Chiesa d'Irlanda, invece, hanno detto al Comitato che il progetto di legge introdurrebbe anche la "legalizzazione dell'eutanasia, cioè l'uccisione di un altro essere umano". I vescovi cattolici hanno ribadito la propria contrarietà e anche sostenuto che "le buone cure palliative offrono ai malati terminali la migliore possibilità di raggiungere una fine della vita dignitosa e pacifica. Il progetto di legge – hanno sottolineato - limiterebbe anche le coscienze degli operatori sanitari che obiettano, al fine di facilitare qualcosa che sanno essere gravemente immorale e del tutto incompatibile con la loro vocazione a curare".
Ogni vita umana, infatti e come ben sappiamo, ha un valore intrinseco unico, non importa quanto vecchia, malata o disabile possa essere quella persona. E mantiene questo valore indipendentemente da quanto possa dipendere dagli altri. Una volta che il confine del suicidio assistito o dell'eutanasia è stato superato (lo dimostrano per esempio i Paesi Bassi dove la pratica è ormai in uso da tempo) non solo è difficile tornare indietro, ma è molto più facile introdurre ulteriori liberalizzazioni e zone grigie.
Nel frattempo, alla conferenza tenutasi nei giorni scorsi a Dublino, Joan Freeman, fondatrice di ‘’Pieta House’ e del ‘Centro per la prevenzione dell'autolesionismo o del suicidio’, ha avvertito che "se questa legge dovesse passare, significherebbe dire alle persone alla fine della vita che sono un peso. C’è bisogno, invece, di una nuova narrativa sulla morte e sulla prevenzione del suicidio, che faccia sentire ogni membro della società realmente apprezzato”.