Un vero e proprio miracolo si è verificato in Francia dove il francese Alain Cocq affetto da una malattia degenerativa da 34 anni aveva deciso di farla finita, trasmettendo la sua morte in diretta Facebook, al fine di spingere per la legalizzazione del suicidio assistito. Cocq, infatti, aveva da tempo, cominciato a rifiutare il cibo, l'acqua e i farmaci per lasciarsi morire lentamente.
Tuttavia, con una decisione improvvisa e inaspettata ha deciso di annullare i suoi piani e di riprendere a curarsi. Così, una squadra medica gli sarà inviata a casa, dove verrà curato fino alla morte.
"Il suicidio assistito non è una soluzione al dolore", ha detto Antonia Tully dello SPUC (Society for Unborn Children). "Una buona cura palliativa dovrebbe garantire che il dolore sia ben controllato. Legalizzare il suicidio, assistito, peraltro, è meno vantaggioso che investire in cure palliative."
Inoltre Tully ha ricordato che, nel 2019, il primo ministro britannico Boris Johnson ha promesso un aumento di 25 milioni di sterline in contanti per gli ospizi e i servizi che offrono cure palliative. Perché, come sottolinea ancora Tully, “anche curare il fine vita è importantissimo, in quanto è fondamentale che tutti abbiano accesso ad un'assistenza sanitaria dignitosa e di qualità”.
Inoltre, proprio all’inizio di quest’anno, SPUC, ha ospitato un evento in Parlamento dove lo specialista di cure palliative, il Dr. Dominic Whitehouse ha sottolineato l'importanza di un sistema di cure palliative di qualità e come la qualità dell’assistenza sanitaria possa rappresentare una concreta e risolutiva risposta alla sofferenza. Whitehouse, rivolgendosi a più di trenta parlamentari di tutti i partiti politici ha sottolineato come la legalizzazione del suicidio assistito vada a danneggiare oltre che i pazienti, anche i medici che lo eseguono, mentre le cure palliative, adeguatamente finanziate, ed equamente disponibili, sono la risposta umana alla sofferenza del fine vita. E, per questo motivo, dovrebbero essere garantite davvero a tutti i cittadini.