Più personaggi nei cartoon sarà arcobaleno, anzi «almeno la metà» dovrà esserlo. È un annuncio che sa di impegno, quello arriva dalla più celebre casa di produzione di cartoni animati del mondo – la Disney – ed è purtroppo un annuncio da prender sul serio. Sì, perché a farlo non è stato un dipendente qualsiasi o un collaboratore saltuario, bensì Karey Burke in persona, presidente della Disney's General Entertainment Content.
L’annuncio è stato fatto all’insegna del solito mantra - «più inclusività» - in una call aziendale su Zoom, successivamente pubblicata su Twitter. «Sono qui come madre di due bambini omosessuali, in realtà», sono state le parole della Burke la quale, in conseguenza di questa sua condizione, ha ricordato che ci sono gruppi «sottorappresentati» e che, di conseguenza, «almeno il 50% dei» personaggi Disney dovrà esserlo «entro la fine dell'anno». C’è insomma di che preoccuparsi, per chi abbia a cuore che i cartoon restino intrattenimento e non diventino indottrinamento.
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Ciò nonostante, va detto che questo annuncio non costituisce una novità in senso assoluto. Esiste difatti già una considerevole mole di riscontri che mostra come, negli ultimi anni, la Disney abbia deciso di sposare non solo la cultura dominante ma, più precisamente, l'ideologia woke, prestando sempre più attenzione alle istanze delle minoranze e del mondo progressista in generale. Basti qui ricordare come, già nell’ottobre 2020, Disney+ avesse inserito un avvertimento all'inizio dei suoi classici dell'animazione sui contenuti stereotipati e razzisti, in riferimento ai vecchi classici come Dumbo, Peter Pan, Lilli e Il vagabondo, Il libro della Giungla.
Sempre nel 2020, la svolta Lgbt della celebre casa di produzione si era avuta con la terza stagione di DuckTales, serie televisiva d'animazione sviluppata nel 2017 da Matt Youngberg e Francisco Angones, ma che si ispira ad un omonimo cartone prodotto dalla Walt Disney Company fin dal 1987. Con la terza stagione di quel cartoon, infatti, hanno fatto la loro comparsa due papà gay, due paperi aventi addirittura non una bensì due figlie: Violet Apollonia Sabrewing - personaggio apparso per la prima volta nella seconda stagione della serie - e la sua migliore amica, Lena. A confermare che quella situazione non fosse casuale, allora, era stato Francisco Angones, story editor di DuckTales, il quale aveva però dichiarato che sì, «i due papà gay ci sono, vero, ma non giocano un ruolo significativo nella storia. Si può fare di più».
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La «famiglia» di Violet Apollonia Sabrewing era dunque parsa come l’antipasto di quel che ci aspetta; e quel che ci aspetta è probabilmente quello Karey Burke ha annunciato. Trovano così conferme storiche preoccupazioni sui cartoon come prodotti con delle connotazioni ideologiche, preoccupazioni che, però, sono sempre state prese poco sul serio.
Già il sociologo Vance Packard nel suo celebre I persuasori occulti (1957), per dire, denunciava, tra le altre cose, la pericolosità di certi programmi per bambini, solo apparentemente innocenti. Solo che a Packard - come ad altri che come lui lanciavano certi allarmi - negli anni si è sempre risposto con l’accusa d’essere degli esagerati, gente che vuol vedere a tutti i costi minacce e pericoli anche dove non ci sono; probabilmente a tutti costoro ora, alla luce delle parole della presidente della Disney's General Entertainment Content, andrebbero delle scuse.