I radicali nostrani stanno da tempo conducendo una campagna a favore della liberalizzazione delle pillole assassine, RU486 & affini: vorrebbero che fossero medicinali da banco, vorrebbero che l’aborto fosse praticato “comodamente a casa” (e in completa solitudine). Fanno finta di non sapere dei pericoli per la salute delle donne che abortiscono con le pillole (il pericolo di morte si moltiplica per dieci).
In Canada, però sono sempre “avanti” – lo sapete quali sono le legislazioni statali più permissive del mondo in tema di aborto? Cina , Canada e Stati Uniti. E se le leggi prolife che dilagano a livello di Stati federati in USA diventano nazionali, il triste primato resta solo a Canada e Cina: due bei modelli di democrazia, no?
Da ultimo, il governo canadese ha ampliato l’accesso alla pillola assassina, in base al dossier presentato dalla multinazionale Linepharma (in Canada Celopharma): un’azienda farmaceutica. Punterà al profitto o a garantire la sicurezza delle donne?
Comunque il ministero della salute canadese dopo un “approfondito esame della letteratura scientifica” ha deciso che il farmaco “Mifegymiso” , cioè la RU486, si può prendere fino a nove settimane (63 giorni) di gravidanza e i farmacisti lo possono vendere senza bisogno di ricetta medica. I medici non sono più tenuti a seguire un corso di aggiornamento prima di consigliare Mifegymiso e non serve più neanche il consenso informato scritto della paziente.
Medici e farmacisti che dispensano il veleno in oggetto, inoltre, non sono più tenuti a registrarsi presso la casa farmaceutica, sicché diverrà impossibile monitorare gli effetti del farmaco sulle malcapitate donne che lo useranno (e già le complicazioni gravi e a volte mortali che ne derivano sono sotto dimensionate perché vengono registrate sotto altre voci).
Prima di questa decisione il limite per l’aborto in pillole era di sette settimane (49 giorni). E lo sapete perché? Perché più avanza la gravidanza più i pericoli per la salute delle donne si moltiplicano.
Gli stati di Alberta, New Brunswick, Ontario, Quebec e Nuova Scozia hanno annunciato che offriranno gratuitamente il farmaco.
Una relazione di valutazione dei rischi dell’FDA statunitense ha monitorato 1,5 milioni di donne che dal settembre 2000 all’aprile 2011 hanno utilizzato la RU486. In un solo anno sono stati segnalati 2.207 “eventi avversi” , incluse 14 donne morte, 612 ricoveri, 58 gravidanze ectopiche, 339 casi di emorragie che hanno reso necessarie trasfusioni e 256 casi di infezioni, di cui 48 casi sono stati considerati gravi.
Anche in Italia è stata registrata la morte di due donne, nel 2014, per la RU486. Ma alla cultura della morte non può interessare la vita (né la salute) delle donne. Con il supporto delle case farmaceutiche – che ci fanno milioni di profitto sulla pelle delle donne – sono già riusciti a liberalizzare Norlevo e ellaOne (le pillole abortive spacciate per contraccettive), anch’esse estremamente pericolose.
Se la società civile non si oppone fermamente a questa deriva mortifera, la propaganda dei Radicali raccoglierà i suoi frutti velenosi anche con la RU486. Ma poi, per favore, non piangiamo sui “femminicidi”.
Francesca Romana Poleggi
Fonte: LifeSiteNews
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto