I Vescovi irlandesi hanno parlato forte e chiaro ai cattolici, come i buoni pastori devono fare per guidare il gregge affinché non prenda strade sbagliate e pericolose. Hanno scritto una lettera intitolata “Due vite, un solo amore” per invitare a “salvare l’ottavo emendamento”, cioè a votare il prossimo 25 maggio contro l’abrogazione della norma costituzionale che potrebbe aprire alla legalizzazione dell’aborto in un Paese che ancora si reputa cattolico.
A scanso di facili polemiche, è chiaro che gli Irlandesi non cattolici, che “non riconoscono la voce dei pastori”, possono ignorare tranquillamente l’invito.
Qui i punti chiave della lettera che è stata consegnata a tutte le parrocchie. Qui il testo integrale in inglese: aggiungeremo a questo articolo una traduzione a cura della Redazione, appena sarà ultimata:
- La Costituzione celebra l’uguale dignità tra la madre e il nascituro nel suo ottavo emendamento.
- Abbiamo l’obbligo di porre in essere gli interventi massimamente compassionevoli e misericordiosi, se e quando la futura madre e il padre e il loro bambino non ancora nato hanno bisogno di sostegno durante una gravidanza critica.
- Sostenere e promuovere una cultura della vita è nell’interesse di ogni generazione e ci definisce come una società umana.
- Crediamo che la vita umana sia sacra dal concepimento fino alla morte naturale e che l’Articolo 40.3.3 della Costituzione rifletta un appropriato equilibrio di diritti.
- Non esiste alcuna vita umana senza valore.
- La soppressione o la modifica dell’articolo 40.3.3 servirebbe solo a sopprimere il diritto alla vita di alcune categorie di bambini non ancora nati. Fare ciò minerebbe radicalmente il principio a favore di tutti i bambini, e quindi di tutti noi, per cui il diritto alla vita è un diritto umano fondamentale.
- Per noi, come cristiani, non c’è conflitto tra fede e ragione. Proprio come la ragione ci porta a riconoscere la continuità di ogni vita umana, dalla fecondazione alla morte naturale, così la fede ci permette di vedere ogni persona come avente le sue origini nell’intenzione di Dio e il suo compimento nella vita eterna.
- Vediamo con preoccupazione che il linguaggio viene usato con l’intenzione di spersonalizzare alcune categorie di bambini non ancora nati in modo da normalizzare l’aborto.
- Molte migliaia di irlandesi sono vivi, oggi, grazie all’ottavo emendamento (senza di esso non sarebbero mai nati).
- Crediamo che ogni bambino non nato, indipendentemente dalla sua condizione medica o dalle circostanze della sua nascita, abbia gli stessi diritti di fronte alla legge.
- Quando una donna incinta gravemente malata ha bisogno di cure mediche che possono, come effetto secondario, mettere a rischio la vita del suo bambino, tali trattamenti sono sempre eticamente ammissibili, purché sia stato fatto ogni sforzo per salvare la vita sia della madre che del bambino. L’aborto, al contrario, è la distruzione diretta e intenzionale di un bambino non nato ed è gravemente immorale in tutte le circostanze. Non è un trattamento medico.
Redazione