Nel 1970, un urologo pro vita, scosso dalla neo-approvata legalizzazione dell’aborto nell’Oregon, seguì un collega nel reparto in cui i primi feti venivano smembrati. Anche quest’ultimo era un pro life e non se la sentì di smembrare i quei corpicini. Scelse, dunque, di conservarne alcuni in una soluzione chimica.
Da quel momento, la vita dell’urologo ebbe una svolta. La visione dei resti mortali di quei bambini fece nascere in lui il desiderio di impegnarsi attivamente affinché mai più altri bambini subissero quella tremenda fine. Era il dottor Sacco e, a partire da quell’esperienza, divenne uno dei più impegnati attivisti pro vita. Le foto delle sue dita che tenevano i piedini di uno di questi bimbi fecero il giro del mondo, mostrando a tutti una verità evidente: a essere abortito non è un grumo di cellule o, come affermano i più accaniti abortisti, un parassita. Chi viene abortito è un bambino, un “;cucciolo d’uomo”.
Quelle immagini oggi sono una vera e propria testimonianza del fatto che nel grembo materno sta crescendo un uomo già vivo. Così, dopo essere state pubblicate dal dottor Willke nel suo Manuale sull’aborto, nel 1974, quelle immagini servirono a Ellis e Virginia Evers nel realizzare le prime spillette con le stesse dimensioni dei piedini, i “Precious Feet”.
Oggi, le spillette ispirate alle foto del dottor Sacco non sono solo un distintivo dei pro vita, ma anche il motivo per cui molte donne hanno scelto di non abortire, perché grazie a esse hanno potuto vedere i piedini del loro bambino a 10 settimane di gravidanza.
Life Site News annuncia la recente scomparsa del medico pro life, ma ciò che ha compiuto Russell Sacco in difesa della vita rimarrà per sempre, a dimostrazione di quanto, a volte, un semplice gesto (come, in questo caso, una foto) possa aiutare tanti.
Luca Scalise
[Pro Vita & Famiglia si unisce ai tanti che diffondono le spillette a forma di piedino. Per richiederle, clicca qui.]