Due anni dopo l’elezione al Parlamento Europeo, Simona Baldassarre punta ora al Consiglio Comunale di Roma. I contesti sono diversi ma le sfide sono le stesse: fermare la deriva antropologica e rilanciare l’istituto familiare e la crescita demografica. In questo scenario, la vita e la famiglia si confermano i veri temi dirimenti, che segnano le differenze più grandi tra gli schieramenti. Candidata nelle file della Lega a sostegno di Enrico Michetti sindaco, Baldassarre ha illustrato il suo programma elettorale, anche a seguito della sua sottoscrizione del Manifesto valoriale promosso da Pro Vita & Famiglia e dall'Associazione Family Day
Onorevole Baldassarre, Lei ha recentemente firmato il manifesto di Pro Vita & Famiglia sui valori non negoziabili: c’è un punto in particolare che condivide e pensa di integrare nel suo programma elettorale e nel suo rinnovato impegno da consigliere comunale?
«Sicuramente il punto 5 del vostro manifesto è uno di quelli che ho più a cuore e che naturalmente era già presente nel mio programma elettorale. Roma deve diventare un luogo per la Famiglia. Specialmente ora che la Famiglia è sotto attacco ideologico. Cercano di sminuirne la virtù, e di approvare leggi liberticide, come il ddl Zan. Proprio per questo, il mio impegno elettorale si concentrerà anche sul rafforzamento del valore sociale della Famiglia. Non possiamo più accettare l’assioma per cui i figli siano diventati beni di lusso, e che le famiglie siano lasciate sole davanti ai costi e alla carenza di case, asili, scuole, abitazioni e servizi. La stessa economia romana è piena di piccole imprese a conduzione familiare che oggi sono in estrema difficoltà. La Famiglia è il primo punto di accoglienza, di educazione e di assistenza. É nella Famiglia che si formano i cittadini del domani. Le famiglie romane - e non solo - rappresentano la forza e la pietra miliare della nostra società. Quindi è fondamentale rispettare il loro ruolo e dargli la giusta importanza.
Roma sta vivendo una grave crisi demografica. Solo nell’ultimo triennio la Capitale ha perso oltre 36 mila abitanti. Un Comune grande come Cassino. Ahimè, sono in aumento le giovani coppie che rimandano il “metter su famiglia”, questo perché fare figli, oggi, implica dei costi esorbitanti. Se a questo aggiungiamo che la crisi economica e il diktat del consumismo stanno creando persone sempre più sole e individualiste, capiamo a quale disastro stiamo andando incontro».
Altri punti del suo programma?
«Aiutare i giovani a formare nuove famiglie, promuoverne il valore dal punto di vista antropologico e culturale: sono anche questi gli impegni che vorrei portare nell’assemblea capitolina. Servono politiche che interrompano il declino demografico, che diano servizi efficienti alla Famiglia, all’infanzia e alla maternità. Ho tante proposte in tal senso. Introduciamo, finalmente, un quoziente familiare alla francese, ovvero quel principio per cui si è tassati non solo in base al reddito, ma anche in base alle persone che si mantengono grazie a quel reddito. Penso ad esempio alle rette degli asili che, ancora oggi, sono basate sull’ISEE e non tengono conto del numero di figli a carico. Potenziamo il supporto alla maternità. Prevediamo fondi da destinare alle ragazze madri in difficoltà, che altrimenti deciderebbero di interrompere la loro gravidanza per ragioni economiche. O anche prestiti per agevolare l’autonomia di famiglie sotto la soglia di povertà, nuclei monoparentali, coppie giovani con figli, gestanti in difficoltà, famiglie numerose, ecc. A fronte dei tanti immobili in disuso della città, cerchiamo di ridestinarli affinché siano case da assegnare alle giovani coppie, o asili, o centri di assistenza alle famiglie disagiate. Non puntiamo solo alla conciliazione, ma alla sinergia tra lavoro e famiglia, favorendo le imprese che sperimentano orari flessibili legati ad esigenze familiari come lo smart working, il part time, ecc. Per far ritornare Roma, culla della cristianità e della Vita, dobbiamo ripartire dalla pietra miliare: la Famiglia».
Da due anni, Lei è anche europarlamentare e in questa veste sta portando avanti numerose battaglie per la vita e per la famiglia. L’Unione Europea e Roma Capitale sono due piani molto diversi; tuttavia, quale bagaglio di esperienze porterà da Strasburgo a Roma?
«I piani sicuramente sono diversi, ma l’attacco ideologico ai nostri valori, si muove trasversalmente e colpisce ogni cosa. Le faccio un esempio: quando candidati come Calenda, nel nome dell’evoluzione, avanzano proposte ideologiche aprendo alla trascrizione dei certificati dei bambini nati all’estero dalle famiglie arcobaleno, sono perfettamente in linea con l’intento della Commissione Europea di ridisegnare il concetto di famiglia. La Commissione, infatti, sta puntando al riconoscimento della genitorialità transfrontaliera, una misura che imporrà all’Italia di adeguarsi a paesi come Belgio, Olanda, Grecia e Portogallo, dove diventare genitore attraverso la surrogata non è reato. Calenda, per una manciata di voti, vuole lo stesso destino per la Capitale. Per me questo è un punto inalienabile nel mio essere donna, madre e politico: i bambini non si comprano e le donne non si affittano. Il bagaglio di esperienze acquisito dopo due anni di legislatura in un terreno ostile come Bruxelles, saranno sicuramente utili durante l’esperienza al Consiglio Comunale. Parliamo di tanti interventi e di tante azioni concrete a favore della difesa della Vita, a tutela della Famiglia, a favore della crescita demografica. In questi anni, a Bruxelles, ho potuto costruire una rete internazionale di contatti anche grazie alla co-presidenza dell’Intergruppo parlamentare sulle Sfide demografiche. Ecco, tutti questi contatti, tutte queste esperienze, tutte queste lotte desidero metterle al servizio della mia città. Poi, c’è la questione dei fondi Europei, che la Raggi e le amministrazioni precedente non hanno saputo sfruttare a pieno per la Capitale. Le faccio un esempio: “la sindaca” non è stata capace di spendere oltre 470mila euro tra Fondi Europei e fondi statali che erano stati destinati per una casa di rifugio e di accoglienza per le donne vittime di violenza. E di esempi ce ne sarebbero a non finire. Noi questi soldi vogliamo spenderli per migliorare la vita urbana delle famiglie, con interventi a favore della sicurezza, della mobilità, dell’urbanistica per le giovani coppie e delle donne vittime di violenza. Ma ancor prima di spenderli, questi soldi bisogna reperirli: in questo penso di poter dare un contributo importante. Sarò sincera, rimanere a Bruxelles sarebbe stato sicuramente più comodo, ma l’amore per questa città e per il suo cuore pulsante, che sono le famiglie, mi hanno spinto a rimboccarmi le maniche e lavorare ancor più intensamente per fare da ponte tra Roma e Bruxelles».
Nella consiliatura appena terminata, il centrodestra avanzò la proposta, poi respinta, di “Roma Città della Vita”: pensa sia un’idea da rilanciare?
«Non solo da rilanciare, ma da ampliare. Servono politiche concrete per permettere che il valore della vita venga rispettato e promosso. Non solo una semplice titolazione, ma azioni tangibili in favore del valore della vita. Cambiare le cose dipende da noi e il 3 e 4 ottobre a Roma, con il nostro voto, possiamo veramente iniziare un percorso di ripresa valoriale».