Una città a trazione non tanto industriale quanto artigianale, culturale, turistica e soprattutto familiare. Il programma elettorale di Rosetta De Stasio parte soprattutto dalla valorizzazione del “piccolo” e dal rafforzamento del tessuto sociale e della solidarietà tra le generazioni. 56 anni, avvocato, la candidata sindaco del centrodestra a Benevento vorrebbe asili nidi gratis per tutti, consultori familiari rafforzati e nessun indottrinamento gender nelle scuole sannite. Firmataria del manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia e dell’Associazione Family Day, De Stasio ha illustrato la Benevento che ha in mente.
Avvocato De Stasio, ci può descrivere lo stato della città che si candida a governare? Quali sono le principali criticità e potenzialità di Benevento?
«Benevento è una città a cui va restituita un’identità. Da una quindicina d’anni, ormai, le amministrazioni promettono centri commerciali (ce ne sono due e sono già troppi), fabbriche, industrie. Ben venga tutto questo ma in primo luogo c’è la necessità di individuare e potenziare le vocazioni naturali della città che partono innanzitutto dall’agricoltura e dall’enogastronomia: siamo tra i maggiori produttori di vino d’Italia ma questo nessuno non lo sa! A ciò si aggiunge una vocazione culturale e storica, grazie ai monumenti e agli scavi archeologici ma anche allo spettacolo. Fino a pochi anni fa, eravamo la città dei teatri, oggi c’è la rassegna Benevento Città Spettacolo. Ben vengano, dunque Gianna Nannini o Massimo Ranieri [recentemente esibitisi nella città sannita, ndr] ma sarebbe ottimo rilanciare le rassegne teatrali, che, qualche tempo fa, almeno una settimana l’anno, davano a Benevento una vetrina per l’Italia intera. Senza dubbio Benevento deve ritrovare tutto questo, indirizzandosi anche verso un percorso turistico, tanto è vero che prevediamo l’istituzione di un ente fiera e di un centro fieristico e congressuale permanente che possa promuovere la città. Non siamo un centro industriale, né una città di grandi dimensioni ma abbiamo un ottimo clima e due fiumi di cui vanno recuperati gli arenili per il tempo libero. Credo che sfruttando le potenzialità che la natura ha dato a questo territorio, non abbiamo bisogno di introdurre grandi industrie o chissà quali innovazioni strutturali. Dobbiamo solo prendere coscienza dell’identità di questa città».
Qual è il suo programma in termini di politiche familiari?
«Innanzitutto, ho in mente una diversa concezione dei consultori familiari. Attualmente, il consultorio viene utilizzato semplicemente per l’“assistenza” alle ragazze madri o alle donne in difficoltà, laddove, invece, a mio modo di vedere, va innanzitutto esperita un’azione di consapevolizzazione nei confronti delle donne, che non le conduca necessariamente e automaticamente alla scelta dell’aborto, come invece oggi purtroppo avviene. Il consultorio, quindi, dovrebbe collaborare con gli uffici comunali, i quali sono chiamati a dare sostegno alle donne, alle mamme e alle famiglie in difficoltà, anche a causa delle violenze domestiche. Questo problema sociale andrebbe evidenziato, anche con l’istituzione di apposite consulte in grado di evidenziare, individuare e quindi portare all’attenzione dell’amministrazione i problemi che i cittadini – donne in particolare ma non solo – vivono. Nel nostro programma è poi prevista l’apertura di nuovi asili nido gratuiti, dal momento in cui quelli esistenti sono assolutamente insufficienti. Prevediamo anche incentivi alle piccole imprese locali affinché possano organizzarsi per accogliere i figli delle madri lavoratrici: non dico asili aziendali ma quantomeno una forma d’accoglienza per questi bambini in età prescolare, le cui madri lavorano e non hanno a disposizione baby-sitter o nonni per accudirli. Poi ho pensato all’istituzione di centri di socialità dove le persone anziane: non i tradizionali centri anziani ma luoghi dove loro possano mettere a frutto i propri talenti, dalla pasta fatta in casa, all’uncinetto, ecc. Sono tante le attività artigianali che gli anziani possono svolgere, dando il proprio contributo alla società in cui vivono, socializzando tra loro, senza sentirsi un peso ma una risorsa».
Un tema che coinvolge molto le amministrazioni comunali è la diffusione di corsi scolastici all’insegna dell’ideologia gender. Qual è la sua posizione in merito?
«Sono assolutamente contraria a questo tipo di percorsi. A mio modo di vedere, i bambini e i ragazzi devono avere l’esempio di due figure, il padre e la madre, dopodiché, nel momento in cui acquisiscono maturità e consapevolezza, faranno le loro scelte. Non è ammissibile, però, alterare la formazione di un bambino per mezzo di un tipo di “cultura” che avalla la negazione della natura. Per quello che mi riguarda, ho una posizione molto intransigente in questo ambito. Tempo fa, ho trasferito mia figlia da una scuola a un’altra, perché nella sua classe, si iniziava a parlare di questi temi. Adesso lei è grande e ragiona a modo suo ma sinceramente io ho voluto darle un certo tipo di educazione e di principi».