Siamo praticamente agli sgoccioli, il 3 e 4 ottobre, date in cui si terranno le elezioni amministrative in diverse città italiane, sono ormai alle porte. Diversi candidati convintamente pro life stanno scendendo in campo, con la promessa di impegnarsi in serie politiche familiari. Tra questi, Claudine Sassi Mazzini, Responsabile Provinciale del Dipartimento Pari opportunità Famiglia e Valori non negoziabili di Fratelli d’Italia a Benevento, candidata al Consiglio Comunale e che ha sottoscritto il Manifesto valoriale promosso da Pro Vita & Famiglia e dall’Associazione Family Day.
Qual è il punto del nostro manifesto che sente più suo?
«I due estremi: il concepimento così come la fine della vita. In questo territorio accogliere la vita e rimanere con gli anziani sono le due cose essenziali di questo territorio che hanno permesso, oltretutto, fino ad ora, di sopperire al welfare totalmente carente».
Come mai ha deciso di mettersi in gioco, per questa tornata elettorale?
«Le ragioni sono di coerenza, da molti anni sono impegnata nel campo del pro family, insieme a questo c’è un impegno politico che è arrivato di pari passo ed essendo anche dirigente di Fratelli d’Italia, a livello provinciale, ho trovato logico mettermi in gioco in prima persona, perché i valori in cui credo siano effettivamente portati avanti».
Cosa pensa dell’amministrazione Mastella?
«È un’amministrazione carente, che è servita a mettersi in luce, per la città non è stato fatto niente: dopo 10 anni di amministrazione a sinistra, si sperava che un ex DC comunque, riuscisse a rimettere le cose in carreggiata, a favore della famiglia, invece non si è fatto assolutamente niente. Qui, quello che mi ha colpito è stato un papà che ha avuto tre gemelli, contemporaneamente, è rimasto senza lavoro, il Comune, quello che ha fatto è stata un’assunzione a sei mesi. E dopo?».
La ricchezza di un territorio è data anche dalla crescita demografica. In una città, come Benevento, secondo lei, cosa si potrebbe fare, qualora venisse eletta, in Comune?
«Facilitare l’accesso al lavoro per le giovani coppie, perché qui, per ragioni storiche abbiamo un budget destinato alle politiche familiari minimo, per cui, soprattutto con il Covid, ho decine di giovani donne che, o hanno rinunciato a progettare una maternità o si sono dovute ritirare dal lavoro perché hanno bambini a cui badare. Non esistono strutture in grado di aiutare i giovani genitori, per non parlare della programmazione scolastica. Qui la scuola chiude per ogni futile motivo: un’allerta pioggia, un’allerta vento ecc. Non c’è quel tessuto che riesce a dare a quei genitori, quella possibilità di andare al lavoro».
Lei lavora nel campo della scuola, come intende affrontare la questione della libertà educativa dei genitori, che spesso è messa in crisi nella scuola?
«Credo che questo debba andare di pari passo con una maggiore consapevolezza dei genitori, perché, un po’ legato a quanto dicevo prima: qui la scuola viene vista come una realtà molto instabile, per cui c’è questa lontananza, malgrado i patti firmati ogni anno dai genitori, con la scuola, non c’è più un dialogo e se però il territorio di Benevento, sotto l’aspetto del gender è piuttosto tranquillo, tuttavia ho timore che questo allontanamento dei genitori dalla realtà scolastica, poi, ad un certo punto possa favorire l’introduzione di obiettivi educativi che non siano più in sintonia con le famiglie».