20/09/2021 di Manuela Antonacci

Elezioni. Di Benedetto: «Il mio impegno è per una Bologna a misura di famiglia»

Ha firmato con entusiasmo e convinzione il Manifesto di Pro Vita & Famiglia e dell'Associazione Family Day, rivolto ai candidati di queste amministrative, Matteo di Benedetto che ha portato avanti, per lungo tempo, il circolo di ProVita & Famiglia di Bologna in qualità di referente locale e che, in questa intervista, ci illustra il suo programma per le elezioni comunali del prossimo 3-4 ottobre.

 

Lei ha voluto firmare il manifesto di Pro Vita & Famiglia, una scelta molto consapevole, perché?

«Sono stato responsabile provinciale di ProVita & Famiglia, avendo aperto l’associazione a Bologna e mi sono impegnato anche nel Comitato Difendiamo i Nostri Figli e nelle Sentinelle in Piedi.  Ho guidato la battaglia sull’omotransnegatività qui in Emilia Romagna, e ho seguito e guidato per anni tutte le iniziative principali sul territorio mediante la rete di Associazioni pro life e pro family “Bologna per la Vita”. Son entrato in politica per portare queste battaglie che mi stanno a cuore nelle istituzioni. Così, quando ho deciso di candidarmi ho fatto un passo indietro rispetto ai ruoli di rappresentanza nelle associazioni. Vorrei che al centro della politica tornasse l’attenzione sui valori non negoziabili, che stanno a fondamento della società e che sono le radici della nostra cultura etica occidentale. Ad esempio, la denatalità è uno dei più grandi problemi che ci troviamo davanti, ma oggi in politica è quasi sempre in secondo piano».

Quale punto del Manifesto ha più a cuore, in modo particolare e si impegnerà a realizzare?

«Li porterei avanti tutti, ma in primis quelli che hanno un aspetto pratico che possono avere delle ripercussioni maggiori sulla vita dei singoli, dopodiché quelli che possono avere una valenza più generale. Per primo il sostegno alla natalità e alla vita nascente, in termini concreti economici; la promozione della culla per la vita, poco nota, e di iniziative analoghe, come quelle dei Centri di aiuto alla Vita per l’assistenza alle famiglie in difficoltà. Un’altra cosa che va senz’altro fatta è uscire dalla Rete Ready. Infatti, presentare un comune a misura di famiglia significa anche prendere politicamente le distanze da quelle realtà che promuovono la frammentazione della famiglia e la cancellazione dell’identità».

Cosa si impegnerà a cambiare rispetto a quanto fatto dall’amministrazione uscente?

«Principalmente si tratta di dare un diverso orientamento al comune nel senso di una vera promozione della natalità e della vita smettendo di finanziare chi promuove una cultura di senso opposto. Pensiamo ad esempio al Cassero che riceve un immobile storico a prezzi irrisori, di due piani, con giardino, mentre le altre associazioni no. L’altro aspetto fondamentale è il sostegno concreto alle famiglie. L’assegno di gravidanza è uno strumento che dove applicato ha dimostrato la sua efficacia. Aiuta a scegliere la vita, perché è sì economico, ma manda anche un messaggio di tipo culturale e psicologico. Comunica alla madre che non è sola, perché le istituzioni sono al suo fianco, anche quando gli altri hanno fatto un passo indietro. Questo può portare a una scelta di vita, da cui tutti escono vincitori».

 

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