Sull’aborto, a dispetto di quanto insinuano gli avversari politici, il centrodestra non vuole eliminare alcun diritto ma, al contrario, vuole tutelare il diritto alla vita. Ad affermarlo è Vincenzo D’Incecco, 43 anni, consigliere regionale in Abruzzo e consigliere comunale a Pescara. A Pro Vita & Famiglia, Incecco ha illustrato il suo programma elettorale sui temi sensibili, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre, dove è il candidato capolista per la Lega al collegio proporzionale dell’Abruzzo.
Ascolta "D’Incecco (Lega): «Tutelare diritto alla Vita e aiutare economicamente le famiglie»" su Spreaker.Onorevole D’Incecco, per quale motivo ritiene valga la pena difendere i principi non negoziabili in Parlamento?
«Da sempre il mio impegno politico verte sulla difesa dei principi non negoziabili. In questa fase, è importante che in entrambi i rami del Parlamento ci sia una rappresentanza di persone che non siano disposte a cedere, ad esempio, di fronte ai ripetuti tentativi di introdurre la teoria del gender o la carriera alias nelle scuole. È necessario che ci siano più persone disposte a portare avanti queste battaglie in Parlamento».
Uno dei problemi più annosi dell’Italia è la denatalità: ritiene si possa ribaltare questo trend apparentemente irreversibile?
«Si tratta di una questione culturale ed economica non solo italiana ma anche europea. In Parlamento, dovremmo favorire una serie di politiche che tutelino il concetto di famiglia, sia dal punto di vista culturale che economico. Uno dei punti del programma della Lega è quello della detraibilità delle spese per i figli. Se noi riuscissimo a dare una risposta alle famiglie che, in questa fase economica disperata, hanno un po’ di paura a mettere del mondo dei figli, ciò ci aiuterebbe a rasserenare il clima tra queste famiglie. Va fatto molto anche dal punto di vista culturale. Dovremmo tutelare maggiormente la maternità e la paternità, mentre nelle scuole dovremmo ribadire il concetto che un Paese senza figli non può costruire un futuro. Dovremmo anche mettere in atto tutto ciò che può essere utile dal punto di vista culturale, sociale ed economico per invertire questa rotta. Ovviamente non sarà facile, non basterà un decreto a cambiare questo sistema ma, chiaramente, un combinato disposto di una serie di attività legislative può e deve provare ad invertire la pericolosa tendenza di questi ultimi anni».
Il dibattito sull’aborto è tornato in auge durante questa campagna elettorale. Qual è la sua opinione a riguardo?
«Questo tema viene spesso tirato fuori nei dibattiti, come una clava da lanciare contro il centrodestra. Io rispetto i diritti di tutti ma non è ammissibile che in questo Paese non si possa affrontare serenamente e linearmente un dibattito sulla Legge 194, cercando di spiegare che questa legge invita a mettere in campo strumenti anche per convincere le donne a non percorrere la strada dell’aborto. Sembra che il centrodestra voglia togliere dei diritti, quando, in realtà, il centrodestra e la Lega i diritti vogliono conferirli: parlo del diritto di far comprendere a una donna che una vita va protetta e tutelata fino in fondo. Il tema, quindi, non è togliere ma mettere… mettere una donna in un momento di difficoltà nelle condizioni di capire che è una grande fortuna mettere al mondo un bambino e che la Legge 194 permette di farlo. Deve essere fatto il possibile anche per educare sul fatto che una vita soppressa è una sofferenza, più che un obiettivo raggiunto».
Sul fronte del fine vita, cosa proponete, anche alla luce del ddl Bazoli, discusso la scorsa legislatura e approvato soltanto alla Camera?
«Anche qui, il tema è sempre lo stesso: non si tratta di togliere diritti ma di tutelare la vita dal concepimento alla sua fine naturale, tanto più quando qualcuno si trova in una condizione di salute complessa e piena di difficoltà. Non mi permetto di giudicare nessuno, ritengo però che una parola in più può aiutare un malato grave a decidere che valga la pena continuare a vivere, anche se risultano compromesse una serie di funzioni vitali. Noi vogliamo lavorare per tutelare la cultura della vita e per far comprendere a tutti che, in ogni caso, essere su questa terra è sempre meglio che non esserci: questo è un principio fondamentale su cui dovremmo concentrare tutte le politiche attive».
Politiche giovanili, lotta alla pedopornografia, alla droga e, in generale, alle dipendenze: in questo ambito come vi posizionate?
«A differenza della sinistra, noi vogliamo lavorare per la difesa della vita e, soprattutto, per la difesa dei giovani e della libertà educativa e per politiche volte a sensibilizzare sul fatto che i mezzi di comunicazione di oggi, a partire da Internet, se non usati nelle giuste modalità, possono rappresentare un pericolo per i minori. A scuola, i nostri figli devono avere uno sviluppo corretto, vanno tutelati da qualunque imposizione da parte dello Stato, quando pretenda di dire loro cos’è giusto o non giusto fare. Quindi, vanno tutelati la libertà educativa delle famiglie e il consenso informato. Dobbiamo impedire l’introduzione a scuola di protocolli particolari che inculchino nella mente dei ragazzi l’idea che si possa essere “fluidi” o che passare da un sesso all’altro sia una cosa banale. Quanti soldi hanno speso i precedenti governi, per finanziare progetti che nulla avevano di educativo? Bisognerebbe utilizzare quel denaro per promuovere una cultura della vita, piuttosto che far entrare i gruppi lgbt all’interno dei percorsi formativi scolastici».