Antonio Platis, 44 anni, ingegnere, sposato e papà di tre bambine. E’ candidato alla carica di consigliere regionale dell’Emilia-Romagna per Forza Italia. Vice Coordinatore Regionale FI proprio in Emilia-Romagna, è stato già consigliere Provinciale a Modena per tre legislature. Dal 2005, in occasione del referendum sulla procreazione assistita, è sceso in campo per la difesa della vita e da allora è stato attivo in tutte le grandi battaglie sui temi etici fino alla delibera dei mesi scorsi della Regione Emilia-Romagna che, aggirando la sentenza, introduce il “fine vita” con un atto di Giunta.
I temi, i valori e i princìpi espressi nel Manifesto di Pro Vita & Famiglia sono da molti considerati divisivi e “politicamente scorretti”. Perché ha deciso di sottoscrivere il Manifesto e che ruolo hanno questi valori nella sua vita ed esperienza politica?
«Quando si sceglie di mettersi a disposizione della comunità candidandosi si viene sottoposti ad un giudizio. La strada più semplice è quella di dire ciò che la gente vuole sentirsi dire. Personalmente scelgo invece di dire quello che penso e quello che il mio partito sostiene, poi sarà l’elettore a decidere. Non è un caso che mi sia candidato e abbia sempre militato in un partito che ha nello statuto del gruppo europeo ha la difesa della vita ed il segretario nazionale Antonio Tajani ne è strenuo difensore».
In che modo, nella sua passata esperienza personale, professionale o politica, lei ha già avuto modo di spendersi concretamente per i valori e princìpi espressi nel Manifesto?
«Per trasmettere dei valori bisogna viverli, solo così si è testimoni credibili. Pur tra le tante difficoltà quotidiane il mio impegno cerca di partire dalla mia famiglia. Nell’attività di partito ho avuto l’occasione di spendermi in prima persona in tante battaglie da quelle referendarie a quelle più locali, contro i patrocini facili a manifestazioni imbarazzanti, alle biblioteche che promuovevano libri su famiglie arcobaleno e alle presidi che autorizzavano l’oblio del Natale».
Scelga un punto del Manifesto sottoscritto che riterrebbe prioritario affrontare se eletto o rieletto e ci spieghi che cosa proporrebbe, concretamente, per dargli attuazione politica e legislativa.
«Il secondo punto, “Sostenere e rafforzare la famiglia”, è la chiave per affrontare il tema dell’inverno demografico. Sarà questa la sfida cruciale per il Paese ed è necessario inserire la ‘declinazione famiglia’ in ogni atto della nostra Regione. L’indice di natalità per l’Emilia-Romagna è assolutamente basso e serve invertire la rotta».
Cosa pensa sia fondamentale fare, se verrà eletto, nei prossimi cinque anni, per dare attuazione alle politiche e ai princìpi espressi nel Manifesto?
«È necessario intervenire per modificare diverse delibere di giunta regionale in particolar modo in ambito sanitario che eludono la normativa nazionale e facilitano scorciatoie a mio avviso illegittime, come ad esempio quella sul suicidio assistito».
Oltre ai valori e princìpi espressi nel Manifesto sottoscritto, su quali specifiche sfide, misure e iniziative ritiene in assoluto più urgente concentrarsi in ambito locale?
«Ritengo prioritario introdurre per tutti i servizi regionali un quoziente famigliare, sulla scia dell’esperienza di Parma, per riparametrare, in modo più equo e calibrato sulle famiglie numerose, le rette, i ticket, i canoni e più in generale le tasse».