Matteo Di Benedetto, classe ‘92, è candidato alla carica di consigliere regionale in Emilia-Romagna – nella circoscrizione di Bologna – per la Lega. Laureato con lode in giurisprudenza, ha un master in bioetica, una specializzazione neurobioetica e una master politico-istituzionale. Attualmente consigliere comunale, capogruppo Lega Bologna, presidente della commissione bilancio, vicesegretario provinciale della Lega a Bologna. Già referente per Pro Vita & Famiglia, CDNF, e sentinelle in piedi. Fondatore e coordinatore della rete di associazioni Bologna per la Vita.
I temi, i valori e i princìpi espressi nel Manifesto di Pro Vita & Famiglia sono da molti considerati divisivi e “politicamente scorretti”. Perché ha deciso di sottoscrivere il Manifesto e che ruolo hanno questi valori nella sua vita ed esperienza politica?
«Condivido i principi, i valori e le proposte del manifesto di Provita&Famiglia, per questo ho deciso di sottoscriverlo. Costituiscono il precipitato di quei valori non negoziabili che devono guidare l’operato di ogni politico - e non solo - dentro e fuori dalle istituzioni. Sono gli stessi valori che mi hanno portato 10 anni fa nell'attivismo e poi nella politica. Li seguo in ogni azione culturale e politica che porto avanti da sempre e orientano anche la mia vita quotidiana».
In che modo, nella sua passata esperienza personale, professionale o politica, lei ha già avuto modo di spendersi concretamente per i valori e princìpi espressi nel Manifesto?
«Sono intervenuto centinaia di volte con proposte e posizioni a favore della famiglia, della natalità, della vita nascente, del primato educativo dei genitori, della libertà educativa; sotto ogni aspetto: culturale, economico, sulla casa, sui tributi locali, sui servizi educativi, sulle scuole di ogni ordine e grado. Egualmente, ho presentato proposte contro il gender nelle scuole e ogni tipo di colonizzazione ideologica in atto dentro e fuori dalle istituzioni; anche contro le ideologie biologiche o antropologiche contrarie alla vita e alla famiglia. Lo stesso ho fatto con decine e decine di interventi nelle istituzioni, centinaia di comunicati stampa, convegni e iniziative di ogni tipo, che continuo tuttora a organizzare e in cui continuo a intervenire come relatore o moderatore. Collaboro ancora come attivista e coordinatore tra le varie associazioni locali per la vita e la famiglia».
Scelga un punto del Manifesto sottoscritto che riterrebbe prioritario affrontare se eletto o rieletto e ci spieghi che cosa proporrebbe, concretamente, per dargli attuazione politica e legislativa.
«Tutti i punti del manifesto sono fondamentali perché i principi non negoziabili a cui fanno riferimento, cioè la difesa della sacralità della vita, della famiglia e di una sana antropologia, sono a fondamento della società. Senza questi valori la società non potrebbe durare. Una priorità su cui si possono ottenere risultati concreti è fermare la colonizzazione ideologica del gender nelle scuole. È un tema su cui si può lavorare molto in regione, data la competenza regionale sulla scuola. Intendo avanzare e difendere proposte per ristabilire la piena libertà educativa dei genitori e per garantire la trasparenza dei progetti portati nel PTOF. Inoltre, serve azzerare i fondi alle associazioni LGBT, che andrebbero invece destinati alle famiglie alla natalità».
Cosa pensa sia fondamentale fare, se verrà eletto, nei prossimi cinque anni, per dare attuazione alle politiche e ai princìpi espressi nel Manifesto?
«Gli eletti non devono essere solo portatori di bandiere, ma devono combattere attivamente nelle istituzioni per i nostri valori con conoscenza e consapevolezza, usando gli strumenti a loro disposizione. È necessario proporre misure a sostegno economico delle famiglie, perché la casa possa essere davvero per tutti, per superare gli ostacoli alla mobilità che rendono impossibili gli spostamenti quotidiani delle mamme e dei papà, per rendere sostenibile il costo dei libri di testo e in generale delle spese relative alla scuola, e perché la scelta di mettere su famiglia non rappresenti un ostacolo, ma venga premiata. Perché il dono della vita prevalga sulla cultura dello scarto. Nelle scuole deve prevalere il primato educativo dei genitori, la trasparenza nei progetti educativi e va messo uno stop alle ingerenze delle associazioni Lgbt. Inoltre sarà necessario, secondo me, fermare ogni deriva a favore della morte portata avanti dalla Regione Emilia-Romagna».
Oltre ai valori e princìpi espressi nel Manifesto sottoscritto, su quali specifiche sfide, misure e iniziative ritiene in assoluto più urgente concentrarsi in ambito locale?
«La famiglia va valorizzata nella sua integralità, anche la figura dei nonni deve tornare centrale perché molti anziani vivono soli. È necessario lavorare per una reale e piena inclusione delle persone con disabilità. Questo passa dall’accessibilità dei servizi e degli spazi e da una struttura normativa e istituzionale che favorisca una uguaglianza vera».