23/05/2024

Elezioni Europee. Intervista a Carlo Fidanza (FdI)

Carlo Fidanza, classe 1976, è candidato uscente in Europa e attualmente capodelegazione di Fratelli d’Italia proprio al Parlamento Europeo. E’ stato membro della Camera dei Deputati dal 2018 al 2019. E’ candidato tra le fila di Fratelli d’Italia nella Circoscrizione dell’Italia Nord Occidentale.

 

I temi, i valori e i princìpi espressi nel Manifesto di Pro Vita & Famiglia sono da molti considerati divisivi e “politicamente scorretti”, anche se affondano le radici nella stessa identità dell’Europa. Perché ha deciso di sottoscrivere il Manifesto e che ruolo hanno questi valori nella sua vita ed esperienza politica?

«Sono giunto al termine del mio decimo anno al Parlamento europeo e mi sono sempre battuto per la difesa dei valori e dei principi espressi dal vostro Manifesto. Un’azione che si è fatta sempre più difficile, man mano che il mainstream relativista dilagava - come ha finito col fare - anche nei gruppi politici alternativi alla sinistra liberal, verde e post-comunista. Come Conservatori europei ci siamo infatti sempre più spesso ritrovati in minoranza su questi temi ma non abbiamo mai mollato nè rinunciato a difendere con forza le nostre posizioni. L’Unione europea che più di 20 anni fa rinnegò se stessa negando il riferimento alle radici cristiane nella sua Costituzione, oggi è diventata una piattaforma globale di nuovi diritti da riconoscere a minoranze sempre più aggressive e sempre più supportate da organi di informazione e grandi interessi finanziari, dimenticando che i diritti vanno garantiti anzitutto a chi è più fragile e a chi non ha voce: ai bambini che vengono concepiti, alle donne vittime della pratica barbara dell’utero in affitto e, da padre, ai nostri figli costretti ad un’incessante propaganda gender fin dalla più tenera età».

Lei ha già svolto il mandato di Parlamentare europeo, carica per cui si sta oggi ricandidando, in un contesto politico ostile ai valori e princìpi espressi nel Manifesto. Quali azioni concrete lei o il suo gruppo avete messo in campo in passato per tentare di arginare l’attuale ostilità dell’Unione Europea ai valori e princìpi espressi nel Manifesto (dichiarazioni, voti, proposte legislative, convegni ed eventi)?

«Comincerei dalla fine, dall’ultimo voto in ordine di tempo, quello per l’introduzione del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. FdI si è schierato compattamente contro e così hanno fatto la quasi totalità dei nostri colleghi dei Conservatori europei, al contrario di altri gruppi che si sono maggiormente divisi. Durante tutto il corso della legislatura abbiamo sempre votato schierandoci dalla parte della vita e della famiglia, difendendo le prerogative degli Stati nazionali riconosciute proprio dai Trattati contro i costanti tentativi di violarle con norme indirette o esperimenti di “soft law” mirati a condizionare le scelte dei legittimi governi e parlamenti nazionali. Un terreno di contrapposizione che dovremo presidiare perché lì si gioca gran parte della partita. Ci siamo opposti all’introduzione del “Certificato di filiazione” e alla legittimazione dell’utero in affitto, che anzi siamo riusciti ad ottenere venisse inserito nella lista dei reati riconosciuti come perseguibili a livello Ue qualora collegato alla tratta di esseri umani. Abbiamo anche cercato invano di esportare a livello Ue la nostra iniziativa nazionale per rendere tale pratica reato universale, ci riproveremo nella prossima legislatura.  Abbiamo poi dato costituito il policy group del gruppo ECR dedicato a “Vita e famiglia”, presi seduto dalla collega spagnola Margarita De la Pisa, con l’obiettivo di ribadire la centralità della famiglia come cellula base della società, l’unicità della famiglia naturale orientata alla procreazione, il valore insopprimibile della vita umana e la necessità di favorire politiche pro-life, la libertà educativa dei genitori contro qualsiasi indottrinamento gender dei nostri figli. E potrei andare avanti per molto nel raccontare il nostro impegno a difesa di questi valori».

Scelga un punto del Manifesto sottoscritto che riterrebbe prioritario affrontare se rieletto al Parlamento Europeo e ci spieghi che cosa proporrebbe, concretamente, per dargli attuazione politica e legislativa.

«L’Europa vive l’incubo della glaciazione demografica eppure tra le cosiddette politiche per l’autonomia strategica nessuno cita la necessità di dare un futuro alla società europea a partire dal mettere al mondo nuovi giovani europei. Ci batteremo per una politica di concreto sostegno alla natalità e alla maternità, sulla scorta delle misure che il Governo Meloni ha iniziato ad attuare in Italia».

Oltre ai valori e princìpi espressi nel Manifesto sottoscritto, su quali specifiche sfide, misure e iniziative ritiene in assoluto più urgente concentrarsi a livello di Unione Europea?

«Ci sarebbero molti temi, dalle politiche green all’immigrazione alla difesa. Ma voglio portarvi la testimonianza di un impegno: in questi cinque anni ho avuto l’onore di presiedere l’intergruppo del Parlamento europeo per la libertà religiosa, costituito da alcune decine di parlamentari di diversi gruppi politici e diverse nazionalità. Purtroppo i gruppi di sinistra ne hanno sempre disertato i lavori, poiché evidentemente considerano la libertà di fede un diritto umano di serie B. Oppure perché la associano alla difesa della comunità cristiane, di gran lunga le più perseguitate nel mondo, e avendo dichiarato guerra al cristianesimo e alla dimensione pubblica della fede, non riescono a condannarne la repressione. In questi anni abbiamo dato voce a tanti casi di cristiani perseguitati o massacrati per la loro fede, siamo riusciti a ripristinare la figura dell’inviato speciale Ue per la libertà religiosa. Ma bisogna fare urgentemente un passo ulteriore: ogni singolo euro investito dall’Ue in cooperazione e aiuti ai Paesi africani e asiatici deve essere vincolato a un impegno concreto a difesa della comunità perseguitate. Ho intenzione di proseguire questa battaglia».

 

 

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