Elena Donazzan, classe 1972, politica di lungo corso. Dal 2000al 2005 è stata Consigliere Regionale del Veneto e dal 2005 al 2024 Assessore regionale all’istruzione, formazione, lavoro e gestione di crisi complesse. E’ candidata per Fratelli d’Italia nella Circoscrizione Italia Nord Orientale.
I temi, i valori e i princìpi espressi nel Manifesto di Pro Vita & Famiglia sono da molti considerati divisivi e “politicamente scorretti”, anche se affondano le radici nella stessa identità dell’Europa. Perché ha deciso di sottoscrivere il Manifesto e che ruolo hanno questi valori nella sua vita ed esperienza politica?
«Non ritengo questi temi divisivi ma fondativi dell’unica speranza che l’Europa ha per avere un futuro. Se non invertiamo decisamente la rotta che ci sta portando alla sterilità dell’Europa non avremo speranze. Il problema è soprattutto culturale di una società che ha perso la fede, che quindi non ha speranza e che è diventata egoista. Le battaglie culturali, quindi sono fondamentali».
In che modo, nella sua passata esperienza personale, professionale o politica, lei ha già avuto modo di spendersi concretamente per i valori e princìpi espressi nel Manifesto?
«In qualità di Assessore della Regione del Veneto ho potuto concretamente realizzare iniziative a contrasto della pericolosa teoria gender vigilando sul tentativo di diffondere materiale nelle scuole, ho preso nette posizioni di responsabilizzazione dei dirigenti scolastici per rispettare il consenso informato, ho proposto e votato in Consiglio Regionale iniziative e mozioni a tutela della vita».
L’approccio attuale delle istituzioni europee ai valori e princìpi espressi nel Manifesto è di forte ostilità. Basti pensare al voto per rendere l’aborto un “diritto fondamentale” dell’UE o ai continui riferimenti all’ideologia Gender e all’Agenda LGBTQIA+. Scelga un punto del Manifesto sottoscritto che riterrebbe prioritario affrontare se eletto al Parlamento Europeo e ci spieghi che cosa proporrebbe, concretamente, per dargli attuazione politica e legislativa.
«Tutti i punti sono parimenti importanti e credo che la madre di tutte le battaglie sia la tutela della vita di chi non può difendersi, cioè il nascituro. Credo anche che, avendo gestito fondi europei, io possa favorire un diverso approccio e diverse priorità, oggi c’è bisogno di una next family eu che riconosca i legami stabili che portano alla costruzione di famiglie e di vita, ma anche di economia e territorio. Fino ad oggi l’Europa ha finanziato individui, è tempo di sostenere famiglia e comunità».
Oltre ai valori e princìpi espressi nel Manifesto sottoscritto, su quali specifiche sfide, misure e iniziative ritiene in assoluto più urgente concentrarsi a livello di Unione Europea?
«L’Europa senza identità culturale è destinata ad essere un mercato aggredibile, gli europei senza identità sono deboli soggetti trascinati da forze economiche culturali più forti. Il rischio è molteplice: islamizzazione culturale, servitù economica a favore della Cina e scioglievolezza totale nei confronti del politicamente corretto. Due invasioni dall’esterno ed una tutta interna».