Francesco Torselli, classe 1976, assicuratore e attualmente capogruppo in Consiglio regionale della Toscana di Fratelli d’Italia. Per dieci anni consigliere comunale a Firenze e per sette anni coordinatore regionale di Fratelli d’Italia in Toscana, nel 2020 è stato eletto, appunto, in consiglio Regionale. Ora è candidato per Fratelli d’Italia nella circoscrizione dell’Italia Centrale.
I temi, i valori e i princìpi espressi nel Manifesto di Pro Vita & Famiglia sono da molti considerati divisivi e “politicamente scorretti”, anche se affondano le radici nella stessa identità dell’Europa. Perché ha deciso di sottoscrivere il Manifesto e che ruolo hanno questi valori nella sua vita ed esperienza politica?
«Se in vita mia avessi scelto di non schierarmi sui temi divisivi, probabilmente non avrei mai iniziato a fare politica a destra, a Firenze, negli anni ’90. Sono fermamente convinto che esistano argomenti, valori, principi, sui quali non si possano fare valutazioni di opportunità politica o elettorale. Io sono fatto così. Credo nella difesa della vita, nel contrasto alla iper-sessualizzazione dei bambini, nell’avversione alle pratiche neo-schiaviste come quella dell’utero in affitto: troverei ipocrita candidarmi senza dire ciò che penso su temi importanti come questi».
In che modo, nella sua passata esperienza personale, professionale o politica, lei ha già avuto modo di spendersi concretamente per i valori e princìpi espressi nel Manifesto?
«Ho perso il conto delle volte che mi sono trovato a discutere sui temi trattati dal Manifesto! Una cosa però la voglio dire: ho trovato spesso grande superficialità in merito a questi temi. Chi si trova su posizioni opposte alle nostre, spesso lo fa per “partito preso”, per “moda”, per “sentito dire”. Questa è la nostra più grave colpa: aver permesso che la società di oggi ritenga “normale” una pratica abominevole come quella dell’utero in affitto, ma si stranisca se qualcuno parla di “difesa della famiglia”. Questo non è progresso, ma monopolio culturale».
L’approccio attuale delle istituzioni europee ai valori e princìpi espressi nel Manifesto è di forte ostilità. Basti pensare al voto per rendere l’aborto un “diritto fondamentale” dell’UE o ai continui riferimenti all’ideologia Gender e all’Agenda LGBTQIA+. Scelga un punto del Manifesto sottoscritto che riterrebbe prioritario affrontare se eletto al Parlamento Europeo e ci spieghi che cosa proporrebbe, concretamente, per dargli attuazione politica e legislativa.
«Scelgo il punto 6, ma solo perché, ad oggi, è quello su cui vedo meno impegno anche da parte degli attivisti ProVita. Mi spiego: sull’aborto, l’attacco alla famiglia naturale, l’utero in affitto, le politiche fintamente ecologiste, abbiamo parlato e fatto tanto. Del bombardamento sessuale al quale sono sottoposti i nostri bambini, invece, parliamo troppo poco. Oggi, un bimbo in età da scuola elementare, con pochissimi “trucchetti” può avere accesso a tutti i contenuti disponibili in rete e sui social. Su questo mi piacerebbe fare qualcosa e qualche idea l’ho già in mente».
Oltre ai valori e princìpi espressi nel Manifesto sottoscritto, su quali specifiche sfide, misure e iniziative ritiene in assoluto più urgente concentrarsi a livello di Unione Europea?
«Chi si siederà al Parlamento il prossimo giugno si troverà con 3 guerre alle porte e un attacco economico da parte delle potenze emergenti senza precedenti. L’Europa è di fronte a un bivio: continuare ad occuparsi dei raggi di curvatura delle banane, degli ossequi alla comunità LGBTQ+, oppure iniziare a parlare di difesa comune e di politica estera comune. L’Europa deve cessare il ruolo di super-burocrate e assumere quello per il quale era stata pensata: rappresentare Nazioni che si alleano per tutelare i propri interessi. Fino ad oggi, l’UE ha fatto gli interessi dei cinesi, non degli europei».