Roberto Vannacci, generale dell’Esercito italiano è candidato alle elezioni europee con la Lega in tutte le circoscrizioni, dunque Italia Nord-Est; Nord-Ovest; Centrale; Meridionale; Isole. E’ alla sua prima candidatura politica. Nei mesi scorsi è stato al centro di numerose politiche per il suo libro “Il mondo al contrario”, in cui ha espresso la sua contrarietà al pensiero unico dominante, in particolare su temi quali gender, lobby Lgbt, ambientalismo, tasse, animalismo. Una petizione di Pro Vita & Famiglia per difendere la sua libertà di manifestazione del pensiero ha raccolto oltre 19mila firme.
I temi, i valori e i princìpi espressi nel Manifesto di Pro Vita & Famiglia sono da molti considerati divisivi e “politicamente scorretti”, anche se affondano le radici nella stessa identità dell’Europa. Perché ha deciso di sottoscrivere il Manifesto e che ruolo hanno questi valori nella sua vita ed esperienza politica?
«I temi e valori espressi nel Manifesto di Pro Vita & Famiglia rappresentano ideali di buon senso su cui si è fondata la comunità sociale europea per anni. Grazie a questi valori la società europea è riuscita a svilupparsi, a creare condizioni di benessere e di ricchezza, a garantire la convivenza pacifica e a preservare l’identità stessa dei vari popoli che costituiscono l’Europa. Solo nelle ultime decadi siamo stati attaccati da ideologie e movimenti distruttrici come la cancel culture, la cultura woke, l’ambientalismo ideologico, l’ideologia di genere ed il femminismo estremista e radicale che convergono tutti verso l’obiettivo unico della distruzione della società occidentale e la sua conversione in una paccottiglia di consumatori che ripudia ogni origine e identità. Ho sottoscritto il manifesto perché credo fermamente che la difesa dei valori del Manifesto di Pro Vita & Famiglia sia l’unica strategia utile ed efficace per preservarci dalla cancellazione della società occidentale, per continuare a crescere e a svilupparci sia da un punto di vista economico che sociale e per garantire un futuro migliore ai nostri figli».
In che modo, nella sua passata esperienza personale, professionale o politica, lei ha già avuto modo di spendersi concretamente per i valori e princìpi espressi nel Manifesto?
«Oltre ad aver combattuto in decine di campi di battaglia per la difesa dei valori di libertà, democrazia e libera espressione del proprio pensiero ho scritto un libro, diventato best seller internazionale, in cui evidenzio come questi valori siano stati messi in crisi dagli approcci distruttivi della cosiddetta modernità progressista. Il libro si chiama “Il Mondo al Contrario”, è stato venduto in Italia in quasi 300.000 copie ed è uscito in Germania, Spagna e Romania. Lo stesso testo è in traduzione in inglese e francese per la diffusione nei rispettivi mercati. Mi sono speso in innumerevoli interviste televisive per la difesa di questi valori e conto di farlo nella prossima esperienza politica».
L’approccio attuale delle istituzioni europee ai valori e princìpi espressi nel Manifesto è di forte ostilità. Basti pensare al voto per rendere l’aborto un “diritto fondamentale” dell’UE o ai continui riferimenti all’ideologia Gender e all’Agenda LGBTQIA+. Scelga un punto del Manifesto sottoscritto che riterrebbe prioritario affrontare se eletto al Parlamento Europeo e ci spieghi che cosa proporrebbe, concretamente, per dargli attuazione politica e legislativa.
«Oltre alle azioni parlamentari per bloccare nuove iniziative come quella dell’aborto “diritto fondamentale” o del tentativo di vietare ai medici la possibilità di rifiutarsi di eseguire pratiche abortive o dell’introduzione nella didattica dell’ideologia di genere ritengo che si debba riscrivere e modificare le direttive inerenti il Green Deal e il Rewild Europe. Queste iniziative, infatti, se non modificate costeranno patrimoni rilevanti ai cittadini italiani e distruggeranno un sistema industriale, agricolo, commerciale ed economico di eccellenza di cui l’Italia è primario esponente senza raggiungere alcun beneficio dal punto di vista ambientale. Dobbiamo ritornare ad affermare una transizione green che non sia una “rivoluzione” e che si basi sulla convenienza piuttosto che sull’ideologia. Dobbiamo ritornare ad essere produttori di beni e smetterla di delocalizzare quelle produzioni che ci sembrano inquinanti per poi farle produrre in paesi che inquinano molto di più del nostro e per poi comprare dall’estero i prodotti finiti. La transizione ecologica deve essere sostenibile per le famiglie e le imprese e deve garantire condizioni migliori di vita a tutti e non ridurci sul lastrico della povertà».
Oltre ai valori e princìpi espressi nel Manifesto sottoscritto, su quali specifiche sfide, misure e iniziative ritiene in assoluto più urgente concentrarsi a livello di Unione Europea?
«La sicurezza, che è imprescindibile allo sviluppo di qualsiasi altra funzione sociale; l’immigrazione che deve essere controllata; la difesa della piccola impresa italiana; la promozione delle produzioni e dei settori di eccellenza italiani (agroalimentare; nautica; meccanica; artigianato, edilizia, turismo, energia, moda, benessere, arte, ecc…)».