Stefano Tozzi, classe ’69, laureato in Giurisprudenza, è candidato con Fratelli d’Italia nella Circoscrizione dell’Italia Centrale. Dal 2006 Consigliere del Municipio I di Roma Capitale, Presidente della Commissione capitolina di Controllo, Garanzia Trasparenza e componente dell’Assemblea Nazionale di Fratelli d’Italia. E’ stato capogruppo e vice Presidente del Consiglio del Municipio I di Roma Capitale.
I temi, i valori e i princìpi espressi nel Manifesto di Pro Vita & Famiglia sono da molti considerati divisivi e “politicamente scorretti”, anche se affondano le radici nella stessa identità dell’Europa. Perché ha deciso di sottoscrivere il Manifesto e che ruolo hanno questi valori nella sua vita ed esperienza politica?
«Ho aderito al Manifesto di Pro Vita perché credo nei valori che esso esprime. Per Fratelli d’Italia è prioritario tutelare la famiglia e la promozione della vita. Ed è giunto il momento di cambiare rotta anche in Europa perché si sta prendendo una piega pericolosa con le teorie del gender e della maternità surrogata in particolare sulla quale il presidente Meloni si è espressa chiaramente affinché diventi reato universale. Temi su cui anche il Santo Padre si è espresso in tale direzione. Abbiamo davanti una sfida importante che è la denatalità che affligge tutta Europa e in Italia un certo clima culturale ha contribuito a spingere giù la curva demografica. Vogliamo che in Europa ci sia la massima attenzione su questo tema».
In che modo, nella sua passata esperienza personale, professionale o politica, lei ha già avuto modo di spendersi concretamente per i valori e princìpi espressi nel Manifesto?
«Mi sono da sempre speso per denunciare e tutelare Pro Vita, soprattutto a fronte dei recenti vili attacchi che hanno subito le varie sedi, in particolare quella del Municipio I di Roma, del quale sono consigliere. Attraverso comunicati e dichiarazioni alla stampa locale, ho denunciato questi episodi per ribadire che la violenza va sempre condannata e il diritto di espressione sempre salvaguardato. Ho inoltre sostenuto Pro Vita e la sua attività con progetti e proposte contro la teoria gender che ormai viene divulgata in alcune scuole e luoghi di formazione».
L’approccio attuale delle istituzioni europee ai valori e princìpi espressi nel Manifesto è di forte ostilità. Basti pensare al voto per rendere l’aborto un “diritto fondamentale” dell’UE o ai continui riferimenti all’ideologia Gender e all’Agenda LGBTQIA+. Scelga un punto del Manifesto sottoscritto che riterrebbe prioritario affrontare se eletto al Parlamento Europeo e ci spieghi che cosa proporrebbe, concretamente, per dargli attuazione politica e legislativa.
«Difendere le famiglie dalle folli politiche green vuol dire difendere la famiglia e quindi la casa. Proteggere questo bene essenziale è cruciale, in un contesto in cui le politiche europee green stanno introducendo nuove normative che potrebbero avere un impatto significativo sui proprietari di immobili. Le nuove regolamentazioni, come quelle sull'efficienza energetica degli edifici, richiedono ingenti investimenti per ristrutturazioni e aggiornamenti tecnologici che non tutti i proprietari possono permettersi. Le politiche green devono tenere conto della diversità del patrimonio edilizio europeo e delle diverse capacità economiche dei cittadini. La casa non è solo un bene materiale ma anche un luogo di identità culturale e sociale. Per questo, le politiche europee devono essere concepite in modo da incentivare la sostenibilità senza penalizzare i cittadini».
Oltre ai valori e princìpi espressi nel Manifesto sottoscritto, su quali specifiche sfide, misure e iniziative ritiene in assoluto più urgente concentrarsi a livello di Unione Europea?
«Per la prima volta, grazie al governo Meloni, l’immigrazione è al centro dell’agenda europea. I flussi migratori devono essere governati e gestiti da tutti gli Stati membri. L’Italia non può essere penalizzata in quanto Stato di primo approdo. Deve essere l’Europa a decidere chi entra sul proprio territorio e non le organizzazione criminali o le Ong. Salvare vite è un dovere, così come tutelare chi ha veramente diritto all’asilo ma l’accoglienza indiscriminata e non regolamentata è ormai chiaro a tutti che si è rivelata fallimentare».