Cristina Amirante, assessore all’urbanistica del Comune di Pordenone, è uno dei candidati alle prossime elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia. Finita in un polverone nelle scorse ore per il fatto, secondo qualcuno, di non poter mettere in pratica (qualora fosse eletta) la sua idea sul polo sportivo «per rispondere al grande numero di giovani che frequentano la zona», poiché accusata di “non aver avuto figli”, Amirante ha voluto rispondere alle domande accennando alla vicenda prima di cominciare: «Sia chiaro che io di figli ne avrei voluti avere almeno tre».
In Italia imperversa un drammatico declino demografico. Ritiene giusto dover tutelare socialmente la maternità e la paternità e proteggere la vita nascente dalle istanze pro-aborto?
«Credo che la politica debba sostenere le famiglie affinché possano decidere in serenità di avere dei figli. Sostegno economico costante, servizi, quali asili aziendali, sostegno al lavoro, agevolazioni per casa, ecc. Lavorare, soprattutto nell'educare e responsabilizzare perché l'aborto non sia considerato una soluzione come la pillola del giorno dopo»
L’altro fronte della tutela della Vita è quello legato all’eutanasia. Quali sono, secondo Lei, le priorità in tema di cura e rispetto della dignità umana, applicazione delle leggi palliative (legge 38/2010) e obiezione di coscienza per i medici e il personale medico?
«Sul fine vita per me la priorità è lavorare in modo che i pazienti gravi, le loro famiglie, siano accompagnate in un percorso doloroso e aiutate a sostenerlo, lavorando sulle cure palliative».
Cosa dovrebbe fare la Regione in tema di politiche familiari per favorire la formazione di nuove famiglie fondate sul matrimonio e, di pari passo, contrastare tutte quelle istanze contrarie al concetto stesso di famiglia come l’adozione per coppie dello stesso sesso o l’utero in affitto?
«La Regione ha attivato una politica di sostegno alle famiglie, alle giovani coppie. Credo che in analogia ad altri paesi ci sia la necessità di un sostegno economico ma non soltanto: sono i servizi a partire dall'ente pubblico (asili aziendali) che fanno la differenza nel percorso di vita di una famiglia, oltre alla flessibilità e un serie di agevolazioni nel caso di maternità o di famiglie con figli. Anche in tema di adozioni la norma dovrebbe agevolare e semplificare un processo che in Italia è davvero troppo complesso. Sulle adozioni monogenitoriali aprirei una riflessione ampia perché vanno compresi i dati prima di poter prendere una decisione».
Uno dei diritti inviolabili delle famiglie è quello alla libertà educativa. Ritiene giusto contrastare qualsiasi forma di strumentalizzazione ideologica della scuola, in particolare per quanto riguardo la “propaganda gender”?
«La teoria gender, la diffusione di una cultura di tale genere nella scuola non va perseguita. I ragazzi stanno vivendo un momento di grande disorientamento e hanno bisogno di una scuola che abbia come principale attività l'insegnamento e non la strumentalizzazione»
Si è parlato, prima, di fine vita. Alcune istanze eutanasiche vorrebbero far rientrare in ciò perfino i più anziani, considerati come non più produttivi e utili alla società. Una vera e propria forma di “cultura dello scarto”. Come vanno, invece, tutelati e accompagnati i nostri anziani?
«I nostri anziani sono sempre stati i depositari della nostra storia, delle tradizioni e della cultura. Vanno create le condizioni perché possano essere tutelati e accompagnati dalle famiglie in primis, sostenendo le tante associazioni del territorio che garantiscono non solo funzioni respiro per le famiglie ma attività per migliorare la qualità della vita degli anziani».
Infine, tra i drammi che mettono a repentaglio il sano sviluppo dei nostri giovani, ci sono le dipendenze. Dall’uso di sostanze stupefacenti fino all’ipersessualizzazione dei minori in Rete. Quali sono le politiche da adottare per arginare queste dipendenze comportamentali?
«Sulle dipendenze è chiaro che il solo divieto e i controlli non bastano ma serve un percorso che oltre alla scuola e alle associazioni favorisca il coinvolgimento dei ragazzi nella comunità affinché non possano cadere nelle maglie delle dipendenze o di altre reti».