Vladimiro Campello, candidato con la lista Insieme Liberi alle prossime elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia del 2 e 3 aprile, ha iniziato il suo percorso politico con Il Popolo della Famiglia proprio una volta scoperto che cos’era la teoria gender. Con la sua candidatura vuole portare i temi valoriali e del mondo pro life e pro family nella politica. Pro Vita & Famiglia l’ha intervistato.
In Italia imperversa un drammatico declino demografico. Ritiene giusto dover tutelare socialmente la maternità e la paternità e proteggere la vita nascente dalle istanze pro-aborto?
«Ritengo che non sia solo giusto ma doveroso tutelare la maternità e la paternità e proteggere la vita nascente fin dal suo concepimento. Le istanze pro aborto si fondano in modo particolare su un equivoco che si è ormai incarnato nella mentalità delle persone anche più giovani. L’aborto viene comunemente percepito come un diritto laddove nemmeno nella legge 194 viene contemplata. Per cominciare a tutelare la vita dobbiamo dire le cose come sono: l’aborto non è un diritto, nessuna legge in Italia lo norma come diritto. Occorre fare cultura».
L’altro fronte della tutela della Vita è quello legato all’eutanasia. Quali sono, secondo Lei, le priorità in tema di cura e rispetto della dignità umana, applicazione delle leggi palliative (legge 38/2010) e obiezione di coscienza per i medici e il personale medico?
«Sono ovviamente contrario all’eutanasia che altro non è che una scorciatoia per ridurre costi sanitari. Bisogna garantire a livello nazionale le stesse cure da Nord a Sud. Va bene sostenere cure palliative e occorre sostenere medici che vogliono fare l’obiezione di coscienza, ormai costantemente sotto attacco da una propaganda costante pro morte».
Cosa dovrebbero fare la Regione in tema di politiche familiari per favorire la formazione di nuove famiglie fondate sul matrimonio e, di pari passo, contrastare tutte quelle istanze contrarie al concetto stesso di famiglia come l’adozione per coppie dello stesso sesso o l’utero in affitto?
«La regione FVG ha aderito al network “amico della famiglia”. Un piccolo tassello che va nella giusta direzione cui però va aggiunto per esempio il quoziente familiare (tassazione più equa per le famiglie) e anche il reddito di maternità, mensilità rinnovabili per i figli nati».
Uno dei diritti inviolabili delle famiglie è quello alla libertà educativa. Ritiene giusto contrastare qualsiasi forma di strumentalizzazione ideologica della scuola, in particolare per quanto riguardo la “propaganda gender”?
«Giustissimo contrastare l’ideologia gender a scuola. Questa situazione si combatte informando i genitori, informando le famiglie. La propaganda gender si può combattere favorendo la scuola parentale».
Si è parlato, prima, di fine vita. Alcune istanze eutanasiche vorrebbero far rientrare in ciò perfino i più anziani, considerati come non più produttivi e utili alla società. Una vera e propria forma di “cultura dello scarto”. Come vanno, invece, tutelati e accompagnati i nostri anziani?
«Credo che gli anziani vadano accompagnati negli ultimi anni della loro vita in famiglia, aiutando le famiglie ad accudire i propri anziani. Una società civile è quella che innanzitutto tutela i più deboli, gli anziani».
Infine, tra i drammi che mettono a repentaglio il sano sviluppo dei nostri giovani, ci sono le dipendenze. Dall’uso di sostanze stupefacenti fino all’ipersessualizzazione dei minori in Rete. Quali sono le politiche da adottare per arginare queste dipendenze comportamentali?
«Ho fatto servizio civile in una comunità terapeutica di tossicodipendenti toccando con mano la miseria della dipendenza da sostanze stupefacenti. La liberalizzazione di queste sostanze sicuramente non aiuta le persone anzi, le rende ancora più dipendenti. A partire anche dalla marijuana. Per quanto riguarda l’ipersessualizzazione dei minori in rete bisogna fare in modo che l’accesso non sia così facile: magari con richiesta di documento o di qualsiasi cosa che renda identificabile il minore».